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Le Chiese e Santuari nella Provincia di Teramo: Chiesa di Santa Maria a Mare (Giulianova) - Info Point Regione Abruzzo

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Le Chiese e Santuari nella Provincia di Teramo: Chiesa di Santa Maria a Mare (Giulianova)

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Le Chiese e i Santuari in Abruzzo – Provincia di Teramo

La Chiesa di Santa Maria a Mare a Giulianova. La chiesa medievale di Santa Maria a Mare è il vero gioiello artistico di Giulianova e si trova nei pressi del cavalcavia che costituisce l’accesso alla città da sud, o da Teramo. Tutta in mattoni, con un bel campanile a vela, venne costruita prima dell’anno Mille in una posizione insolita, sulla piana tra la costa e la collina lontano dal centro abitato dell’antica Castel San Flaviano, la Giulianova dell’epoca. Si pensa fosse collegata ad un punto di sosta per i viandanti che dall’interno si recavano sul mare per cercare imbarchi. Fu modificata più volte, di sicuro attorno al XII secolo, e alla fine del 1200 il vescovo affidò la realizzazione di un nuovo portale a una bottega di scalpellini, forte evidentemente di qualche bravo maestro a giudicare dal risultato. Alcuni hanno immaginato che qui avesse lavorato Raimondo del Podio, mastro scalpellino ed architetto divenuto famoso perché autore dei portali della cattedrale di Atri, ma è una ipotesi tanto suggestiva quanto poco fondata sui fatti. Al contrario, probabilmente la bottega scalpellina di Giulianova costruì poi il portale della chiesa di Colle Romano a Penne, e qui le somiglianze stilistiche sono evidenti. Santa Maria a Mare colpisce il visitatore per il suo portale, nella cui pietra sono cesellati una bellissima Madonna con Bambino contornata da animali, figure e oggetti dal significato simbolico: si distinguono infatti un’aquila ed un falco, una salamandra, una colomba, un essere mostruoso. Due leoni guardano maestosi il visitatore dai due lati del portale, uno con un libro, l’altro in lotta con un serpente. Osservando il sottoarco giunge la sorpresa: si scoprono infatti le 18 formelle di pietra che recano scolpite figure enigmatiche, volti e simboli. Difficile dire cosa narrino; di certo una storia scritta per segni, un percorso che si snoda attraverso simboli antichi, forse una rappresentazione delle fasi dello zodiaco, delle stagioni e dell’alternarsi tra la notte e il giorno con il percorso del sole tra aurora, alba, luce, tramonto, crepuscolo e buio. Tra esse alcune colpiscono la fantasia più di altre. Un uomo mostra le parti intime: una decorazione simile si segnala sul portale del duomo di Parma, opera del maestro Benedetto Antelami. Potrebbe simboleggiare l’inizio di un nuovo ciclo. Chiesa Santa Maria a Mare. Un guerriero a cavallo calpesta il drago: raffigurazione classica di San Giorgio o dell’arcangelo Michele. Il cavaliere è spesso usato come simbolo dell’uomo teso verso grandi sfide e grandi ideali, qui forse a identificare la forza della primavera. Un re che nutre delle colombe: collocata dopo alcune teste umane e una doppia stella a 12 punte, potrebbe rappresentare il possessore di conoscenza che dona il proprio sapere e quindi la vita stessa; forse uní allegoria dell’estate. Un uomo cavalca un drago: pur se mancante di una sezione inferiore che poteva contenere una raffigurazione del mare, la formella dovrebbe rappresentare il passaggio metaforico dal buio alla luce. Un giovane che ride su una maschera: segue la figura del giovane, forse un eroe. Da alcuni ritenuto una raffigurazione oscena: potrebbe trattarsi di un giovane i cui attributi maschili siano stati cancellati dagli agenti atmosferici. Il che lascerebbe pensare si tratti di una raffigurazione scaramantica come se ne trovano anche in altre chiese, e non solo abruzzesi. Viso con cappello e lunghi capelli: molto probabilmente il dio Hermes, del quale si hanno rappresentazioni classiche con cappello e lunga chioma. Come tale egli rappresenta la capacità di mediazione. Qui la formella conclude la serie dedicata all’allegoria dell’estate. Un cavallo: raffigurato con un lungo collo, senza cavaliere, finimenti e briglie, esso richiama la forza degli antichi cavalli della mitologia greca e romana. Qui potrebbe simboleggiare l’inizio dell’autunno, che richiama antichi usi romani che prevedevano il sacrificio di un cavallo compiuto, in vista della imminente semina, per propiziare il futuro raccolto. Due amanti dietro un paravento ed un vecchio che li osserva: per alcuni si tratta di un atto di adulterio tra la donna ed il suo giovane amante, scoperto dal vecchio marito che impugna un coltello. Per altri è invece l’allegoria di un trio composto dalla regina, dal vecchio re e dall’amante, che altri non sarebbe se non il re da giovane. Seguono poi un grifone alato, animale di fantasia che raffigura il contrasto tra la natura umana e quella divina, una rosa dei venti, simbolo principe della cultura alchemica medievale, e una corona. I pellegrini: intesi come figurazione della condizione terrena dell’uomo, con forti riferimenti ai riti di iniziazione ai quali la formella si richiama per la presenza di un maestro che offre all’altro l’acqua, simbolo della conoscenza. L’acquario chiude infine il percorso simbolico di questo ciclo solare o stagionale iniziato con l’Ariete. L’acquario chiude infine il percorso simbolico di questo ciclo solare o stagionale iniziato con l’Ariete.Chiesa di Santa Maria a Mare (Giulianova)

La Chiesa di Santa Maria a Mare si trova a Giulianova, lungo la costa, al di fuori del centro storico. L’edificio è costruito sul sito dell’antica città romana di Castrum Novum, che divenne successivamente il borgo medievale di San Flaviano. La data esatta di fondazione della chiesa non è certa, a causa della scarsità di documentazione storica, ma le prime testimonianze risalgono al XII secolo. Un documento del 1108 menziona infatti un certo Attone Comite che risiedeva "in Ecclesia S. Mariae Juxta Mare sitam". È probabile che la chiesa sia stata edificata prima dell’anno Mille, ma ricostruita nel XII secolo, quando il vescovo Guido, in segno di riconoscenza per l'ospitalità ricevuta dal borgo durante i periodi di guerra, decise di rifondarla nel 1156.
Nel corso dei secoli, la chiesa ha subito numerosi cambiamenti, ma ha mantenuto intatti molti degli elementi romanici originari. Un restauro significativo è stato effettuato tra il 1964 e il 1968, durante il quale sono stati riportati alla luce alcuni tratti duecenteschi dell’edificio, mentre sono stati eliminati gli interventi barocchi dei secoli XVII e XVIII che contrastavano con lo stile originario. La struttura originaria, risalente al XIII secolo, prevedeva tre navate separate da colonne circolari di grosso fusto in laterizio, con tre absidi semicircolari. Tuttavia, nel corso di un ampliamento trecentesco, le absidi furono eliminate e sostituite da una parete lineare, e le navate ridotte a due per via di crolli.
L'architettura esterna della chiesa è caratterizzata da un uso prevalente del laterizio, con pareti rinforzate da lesene e coronate da arcatelle semicircolari in cotto sagomato, un elemento tipico dell'arte lombarda. La parete sinistra è interrotta da tre colonne rotonde che reggono archi, mentre la parete destra, in gran parte conservata nella sua forma originale, presenta una maggiore complessità architettonica con due ingressi, quattro lesene e cinque finestre, di cui tre ad arco acuto. Una fila di quarantacinque archetti pensili, posizionati sulla parte superiore della muratura, definisce la parte alta della chiesa. Al di sopra di questa cornice, si trovano altre due file decorative, una superiore con mattoni a forma di rombi e una inferiore con denti di sega.
La facciata della chiesa ha una forma a capanna ed è ornata da sedici archetti pensili sotto la falda del tetto, un motivo che si ripete anche nelle pareti laterali. La falda di destra è interrotta dal campanile, posto sulla parte destra della chiesa, che ha sostituito quello romanico di origine. Il campanile attuale è a vela, con due campane sovrapposte, e alcune lastre in travertino del campanile originale sono ancora visibili nella parte bassa. A sinistra della facciata si trova un elegante portale, stilisticamente simile a quello della cattedrale di Atri e della chiesa di San Francesco a Città Sant'Angelo. Questo portale, realizzato all'inizio del Trecento, è attribuito a Raimondo di Poggio, architetto e maestro scalpellino, ed è un esempio significativo dello stile romanico influenzato dal gotico.
Il portale è caratterizzato da tre robuste colonne con capitelli elegantemente decorati con motivi di foglie, margherite e animali mitologici. Sostengono un archivolto riccamente decorato con motivi floreali, animali e volti umani, che ne arricchiscono l’aspetto. Il motivo decorativo più ricco si trova nell’archivolto, che presenta due facce: quella anteriore, con decorazioni floreali e zoomorfe, e quella sottostante, con diciotto formelle scolpite a bassorilievo. Queste formelle, che raffigurano scene simboliche, sono state oggetto di diverse interpretazioni. Alcuni studiosi ritengono che possano risalire a tradizioni artistiche dell’Italia meridionale del XIV e XV secolo, con simboli che si riferiscono a temi cristiani, come l’aquila e il falco (simboli di luce), la salamandra (simbolo del fuoco) e la colomba (simbolo dello Spirito Santo). La serie di formelle racconta simbolicamente il ciclo del tempo, dalle stagioni ai movimenti del sole.
Al di sopra del portale, la lunetta ospita una piccola scultura raffigurante la Madonna in cattedra con il Bambino, in una posa che esprime dolcezza e tenerezza. La scultura, ridotta nelle dimensioni per adattarsi alla forma della lunetta, presenta figure tozze, tipiche dell’arte romanica che già accoglie influenze gotiche. Inoltre, la colonna con capitello al centro del presbiterio presenta somiglianze stilistiche con quelle della scuola di Atri, evidenti soprattutto nei motivi decorativi del capitello, come le palmette che formano una sorta di corona nobiliare.

Per ulteriori informazioni, è possibile contattare il Municipio di Giulianova al numero 085-80211 o l’Ufficio I.A.T. al numero 085-8003013.
Le principali chiese e santuari presenti nella regione Abruzzo
Il Santuario della Madonna dello Splendore si trova a Giulianova, in provincia di Teramo, ed è uno dei luoghi di culto più importanti e venerati della regione. La sua fama è legata a un miracolo che risale al 1557, quando si narra che un’immagine della Madonna dipinta su tavola, trovata da un contadino, cominciò a irradiare una luce straordinaria. Questo evento, conosciuto come "lo Splendore", attirò subito l’attenzione dei fedeli, che cominciarono a recarsi in pellegrinaggio per venerare la sacra immagine. Il santuario, costruito per custodire l'immagine miracolosa, è un esempio di architettura barocca, con un imponente edificio che accoglie i visitatori in un'atmosfera di grande devozione e spiritualità. Ogni anno, il Santuario della Madonna dello Splendore diventa meta di numerosi pellegrini, specialmente durante la festa dedicata alla Madonna, che si celebra il 15 agosto. In quel giorno, la chiesa è luogo di preghiera e celebrazioni religiose, dove i fedeli si radunano per rendere omaggio alla Vergine e per chiedere grazie e benedizioni. Il santuario è anche noto per la sua bellezza artistica, con affreschi, altari decorati e un ambiente che favorisce la riflessione spirituale. La Madonna dello Splendore non è solo un simbolo di fede, ma anche un punto di riferimento culturale per la città di Giulianova, rappresentando un legame profondo tra la religiosità popolare e la tradizione storica della zona.Il culto nella provincia di Teramo è profondamente intrecciato con la storia e l’architettura religiosa del territorio, che ospita alcune delle più importanti chiese e santuari dell’Abruzzo. La Cattedrale di Santa Maria Assunta, nel cuore di Teramo, è uno dei simboli principali della devozione locale, nota per il suo altare argenteo realizzato da Nicola da Guardiagrele e per il maestoso campanile romanico. A Giulianova, il Santuario della Madonna dello Splendore, circondato da ulivi e giardini, è meta di pellegrinaggi grazie alla tradizione legata a un’apparizione mariana. La fede nella provincia si esprime anche attraverso eventi e feste religiose che coinvolgono le comunità locali, rafforzando il senso di identità collettiva.
 La spiritualità della provincia trova una delle sue massime espressioni nel Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, situato ai piedi del Gran Sasso, uno dei santuari più visitati d’Italia. Questo luogo, dedicato al santo patrono dei giovani e degli studenti, attira ogni anno migliaia di fedeli per le sue celebrazioni e la sua atmosfera di raccoglimento. La provincia è inoltre ricca di abbazie e chiese storiche, come l’Abbazia di Santa Maria di Propezzano e l’Abbazia di San Clemente al Vomano, esempi eccellenti di architettura romanica e punti di riferimento spirituali per il territorio. Tra fede e paesaggi straordinari, il culto in provincia di Teramo rappresenta un viaggio tra storia, arte e devozione popolare.


Abruzzo, la regione più verde d’Europa
In Abruzzo la natura è una risorsa protetta. Con un terzo del proprio territorio destinato a parchi, la regione non solo esprime un primato culturale e civile nella protezione dell’ambiente, ma si colloca come maggiore area naturalistica d’Europa, vero cuore verde del Mediterraneo.
La funzione che l’Abruzzo dei Parchi svolge a livello nazionale e internazionale nella conservazione dell’ambiente e della biodiversità è difficilmente sottovalutabile, se si pensa che la regione custodisce un grandissimo numero di specie animali e vegetali.


L’Abruzzo montano
Con numerosi centri sciistici con impianti di avanguardia, comprende i maggiori massicci dell’Appennino (il Gran Sasso d’Italia e la Majella), numerosi rilievi che raggiungono anch’essi notevole altitudine e altipiani intervallati dalle conche dell’Aquila e di Sulmona, mentre verso il confine con il Lazio si stende la fertile conca del Fucino, risultante dal prosciugamento del lago omonimo portato a termine dal Duca Alessandro Torlonia nel 1875, opera grandiosa, che peraltro era stata più volte programmata fin dall’epoca dell’impero Romano.


L'Enogastronomia
Una cucina, quella abruzzese, che ha molte anime, per la varietà del territorio e delle culture che in essa convivono. C’è l’evoluzione della cucina agropastorale, quella dei contadini e dei pastori “poveri” delle zone montane e pedemontane, fatta di piatti semplici e saporiti, di carni ovine, zuppe e minestre, formaggi ed erbe aromatiche e quella “colta e borghese” di Teramo, capace di valorizzare sapori primari con preparazioni più complesse: timballo di scrippelle, le “mazzarelle” e le “virtù”.
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Un grande museo all’aperto
Noto in tutto il mondo per la sua natura, l’Abruzzo espone, come un grande museo all’aperto senza orari né mura, opere d’arte e monumenti nel suo peculiare e intatto paesaggio. Accanto a luoghi celeberrimi come la rocca di Calascio, lo straordinario centro storico di Pescocostanzo, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il poderoso castello cinquecentesco dell’Aquila, emozionano il viaggiatore decine e decine di meraviglie meno note, sparse in ogni angolo della regione. I restauri di chiese e castelli, la sistemazione e la valorizzazione dei siti...
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