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Sito archeologico in Provincia di Teramo: La necropoli di Campovalano - Campli (Te) - Abruzzo - Info Point Regione Abruzzo

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Sito archeologico in Provincia di Teramo: La necropoli di Campovalano - Campli (Te) - Abruzzo

Le meraviglie > Archeologia in Abruzzo > Archeologia TE
I principali siti archeologici nella Provincia di Teramo - Abruzzo

La necropoli di Campovalano, frazione di Campli (TE), rappresenta uno dei siti archeologici più rilevanti della provincia di Teramo. Situata su un terrazzo fluviale di circa cinquanta ettari, è attraversata da un'antica via lastricata, conosciuta come "Via Sacra". Gli scavi, iniziati nel 1967, hanno riportato alla luce oltre seicento tombe ad inumazione, databili dalla fine dell'Età del Bronzo fino alla conquista romana. Tuttavia, recenti ricerche ipotizzano la presenza di almeno ventimila sepolture ancora sepolte. I primi ritrovamenti, avvenuti casualmente, riguardano corredi funerari che riflettono la struttura sociale dell'epoca, suddivisa in classi a partire dal VII secolo a.C. Tra le sepolture più significative si distingue la tomba n. 100, che per dimensioni e ricchezza del corredo testimonia l'alto rango sociale del defunto. Il corredo include un carro da combattimento e servizi da mensa, elementi che richiamano la pratica del banchetto riservata all'aristocrazia. Un'iscrizione su tavoletta, prerogativa del pater familias, rappresenta non solo uno strumento di comunicazione, ma anche il simbolo del sapere del defunto. Il corpo era deposto supino, con le braccia lungo i fianchi e la testa adagiata su un ciottolo piatto utilizzato come cuscino. Le campagne di scavo condotte negli anni '60 e '70 da Valerio Cianfarani hanno portato alla luce tombe dell'Età Orientalizzante e Arcaica, mentre le ricerche degli anni '80 e '90 di Vincenzo D'Ercole hanno rivelato sepolture della fase italico-ellenistica. Il periodo di massimo splendore della necropoli si colloca tra l'VIII e il VI secolo a.C., con la costruzione di grandi tumuli circondati da pietre, il cui diametro varia dai quattro ai venticinque metri. I tumuli più piccoli, meglio conservati, erano destinati a sepolture infantili. Nel corso del primo millennio, l'organizzazione della necropoli subisce profonde trasformazioni. Dalla fase "monarchica", con tumuli disposti per nuclei familiari, si passa alla fase repubblicana con sepolture prive di corredo. In Età Ellenistica, le tombe a fossa sono orientate verso sud e contengono vasi di ceramica tornita, spesso verniciati in nero. Le sepolture femminili includono strumenti per la cura del corpo, mentre in quelle maschili le armi vengono sostituite dagli strigili e dai vasi porta sabbia, tipici dell'atleta. La necropoli rimase in uso fino agli inizi del II secolo a.C., quando la pianura tornò a essere destinata all'agricoltura.Siti Archeologici in Abruzzo:
La necropoli di Campovalano (Campli-Te). Situata su un terrazzo fluviale dell'estensione di circa cinquanta ettari, attraversata da una via lastricata, una vera e propria "Via Sacra", la necropoli di Campovalano è stata oggetto di scavo a partire dal 1967. Oggi sono state portate alla luce oltre seicento tombe ad inumazione che abbracciano un arco cronologico che va dalla fine dell'Età del Bronzo alla conquista romana. Recenti ricerche inducono tuttavia a ritenere che la necropoli celi nel sottosuolo almeno ventimila tombe. I primi ritrovamenti, dovuti essenzialmente a scoperte casuali e sporadiche, sono relativi ad oggetti appartenenti a corredi funerari che riflettono l'organizzazione sociale e politica delle città dei vivi, strutturata in classi a partire dal VII sec. a.C. :Le classi sociali più abbienti dimostrano infatti una vera e propria ostentazione del lusso nelle sepolture, interpretata come propaganda politica nei confronti delle classi subalterne. Un esempio straordinario di quanto sopra detto è la tomba contrassegnata col numero 100 che, per dimensioni, è lunga m. 4,70, profonda m. 1,80 e larga m. 2,8, e per corredo funerario, presenta tutti gli elementi simbolici di uno status sociale elevato. Il defunto sembra infatti appartenere ad un alto grado militare, avendo accanto il carro da combattimento, vari sevizi da mensa che testimoniano la consuetudine del banchetto, riservata alla classe aristocratica. Inoltre solo in questo corredo è documentata la scrittura, prerogativa del pater familias che costituisce, oltre che uno strumento di comunicazione, anche la testimonianza più alta del sapere del defunto. Egli era adagiato supino sul lato destro della fossa, le braccia distese lungo i fianchi, la testa appoggiata su un ciottolo piatto a mò di cuscino. Mentre gli scavi i condotti da Valerio Cianfarani negli anni 60 e 70 portarono alla luce la maggior parte delle tombe dell'Età orientalizzante e arcaica (VIII-VI sec. a.C.), nelle indagini condotte a tappeto da Vincenzo D'Ercole negli anni '80 e '90 del secolo XX, si sono rinvenute tombe riferibili soprattutto alle fasi italico-ellenistiche (IV-II sec. a.C.). Con l'Età Orientalizzante e con quella Arcaica (VIII-VI sec. a.C) la necropoli attraversa il suo momento di massimo splendore. Si realizzano i grandi tumuli, circondati da pietre e con un diametro che può variare dai quattro ai venticinque metri, ai lati di un'imponente strada. I tumuli meglio conservati sono quelli di minori dimensioni, relativi a sepolture infantili. Nel corso del primo millennio, l'organizzazione della necropoli ha subito una vera e propria trasformazione: dalla fase "monarchica" in cui i tumuli sono disposti per nuclei familiari, si passa della prima fase repubblicana con le sepolture senza corredo (metà V, metà IV ... a.C.), quindi alle tombe a fossa di Età ellenistica. Queste ultime sono tutte orientate verso sud e non verso occidente, come accade nelle fasi più antiche, ed i loro corredi sono costituiti da vasi di ceramica lavorati al tornio, frequentemente verniciati in nero, mentre nelle sepolture femminili si rinvengono numerosi strumenti per la cura del corpo come nettaunghie, nettaorecchie, ed in quelle maschili scompaiono le armi sostituite dagli strigli e da vasi porta sabbia, strumenti tipici dell'uomo atletico. La necropoli continua ad essere utilizzata fino agli inizi del II sec. a.C., quando la pianura viene di nuovo destinata all'agricoltura. La necropoli di Campovalano, Fraz. di Campli (Te)

La necropoli di Campovalano (Campli-Te), situata su un terrazzo fluviale di circa cinquanta ettari e attraversata da una via lastricata definita "Via Sacra", rappresenta uno dei siti archeologici più importanti della provincia di Teramo. Gli scavi, iniziati nel 1967, hanno portato alla luce oltre seicento tombe ad inumazione, databili dalla fine dell'Età del Bronzo fino alla conquista romana. Tuttavia, recenti ricerche suggeriscono che il sottosuolo possa celare almeno ventimila sepolture. I primi ritrovamenti, frutto di scoperte casuali, riguardano oggetti appartenenti a corredi funerari che riflettono l'organizzazione sociale delle comunità dell'epoca, strutturata in classi a partire dal VII secolo a.C. Le tombe delle classi più abbienti evidenziano una marcata ostentazione del lusso, interpretata come forma di propaganda politica verso le classi subalterne.
Un esempio straordinario di questa ostentazione è rappresentato dalla tomba n. 100, le cui dimensioni (4,70 m di lunghezza, 1,80 m di profondità e 2,8 m di larghezza) e il ricco corredo funerario attestano l'elevato status sociale del defunto. Gli oggetti ritrovati includono un carro da combattimento e vari servizi da mensa, a testimonianza del banchetto aristocratico. Inoltre, la presenza di una tavoletta con iscrizioni rende questa sepoltura unica, poiché la scrittura era prerogativa del pater familias e rappresentava non solo uno strumento di comunicazione, ma anche il più alto simbolo del sapere. Il defunto era deposto supino, con le braccia distese lungo i fianchi e la testa appoggiata su un ciottolo piatto a mo' di cuscino.
Le campagne di scavo condotte da Valerio Cianfarani negli anni '60 e '70 hanno permesso di portare alla luce la maggior parte delle tombe dell'Età Orientalizzante e Arcaica (VIII-VI sec. a.C.). Successivamente, le indagini sistematiche condotte da Vincenzo D'Ercole negli anni '80 e '90 hanno rivelato numerose sepolture delle fasi italico-ellenistiche (IV-II sec. a.C.). Il periodo di massimo splendore della necropoli si colloca tra l'Età Orientalizzante e Arcaica, con la costruzione di grandi tumuli circondati da pietre, dal diametro variabile tra quattro e venticinque metri, disposti ai lati della strada principale. I tumuli meglio conservati sono quelli di dimensioni più contenute, destinati a sepolture infantili.
Nel corso del primo millennio, l'organizzazione della necropoli subisce profonde trasformazioni. Si passa dalla fase "monarchica", caratterizzata dalla disposizione dei tumuli in nuclei familiari, alla fase repubblicana (metà V - metà IV sec. a.C.), in cui le sepolture sono prive di corredo, fino alle tombe a fossa di Età Ellenistica, tutte orientate verso sud. I corredi di quest'ultima fase sono composti da vasi di ceramica tornita, spesso verniciati in nero, mentre nelle sepolture femminili si trovano strumenti per la cura del corpo, come nettaunghie e nettaorecchie. Nelle sepolture maschili, le armi lasciano il posto agli strigili e ai vasi porta sabbia, strumenti tipici dell'atleta. La necropoli rimase in uso fino agli inizi del II secolo a.C., quando la pianura tornò a essere destinata all'agricoltura.
L’Abruzzo medievale e rinascimentale
Splendide chiese medievali al centro di solitari altopiani ed eremi nascosti negli anfratti delle montagne, imponenti abbazie e poderosi castelli, sono gli elementi che più originalmente qualificano il paesaggio abruzzese. Il Medioevo è infatti l’epoca che ha lasciato sul territorio le tracce più evidenti e suggestive, capaci di imprimersi per sempre negli occhi e nel cuore dei visitatori. La montagna abruzzese ebbe nel Medioevo una grande importanza militare ed economica, e fu quindi interessata da una straordinaria fioritura di opere d’arte. Lungo tutta la dorsale appenninica e nei suoi centri abitati, grandi e piccoli, i palazzi, i castelli e le chiese romaniche, gotiche e rinascimentali d’Abruzzo fiorirono con grande rigoglio, spesso abbellite dall’apporto di artisti di grande valore: gli enormi capitali prodotti in regione dalla grande stagione della pastorizia produssero infatti in quest’epoca i loro frutti più ricchi e duraturi.


L’Abruzzo montano
Con numerosi centri sciistici con impianti di avanguardia, comprende i maggiori massicci dell’Appennino (il Gran Sasso d’Italia e la Majella), numerosi rilievi che raggiungono anch’essi notevole altitudine e altipiani intervallati dalle conche dell’Aquila e di Sulmona, mentre verso il confine con il Lazio si stende la fertile conca del Fucino, risultante dal prosciugamento del lago omonimo portato a termine dal Duca Alessandro Torlonia nel 1875, opera grandiosa, che peraltro era stata più volte programmata fin dall’epoca dell’impero Romano.


L'Enogastronomia
Una cucina, quella abruzzese, che ha molte anime, per la varietà del territorio e delle culture che in essa convivono. C’è l’evoluzione della cucina agropastorale, quella dei contadini e dei pastori “poveri” delle zone montane e pedemontane, fatta di piatti semplici e saporiti, di carni ovine, zuppe e minestre, formaggi ed erbe aromatiche e quella “colta e borghese” di Teramo, capace di valorizzare sapori primari con preparazioni più complesse: timballo di scrippelle, tra cui le “mazzarelle”; “virtù”. Meno evocativa dell’Abruzzo -percepita come regione di montagne...


Un grande museo all’aperto
Noto in tutto il mondo per la sua natura, l’Abruzzo espone, come un grande museo all’aperto senza orari né mura, opere d’arte e monumenti nel suo peculiare e intatto paesaggio. Accanto a luoghi celeberrimi come la rocca di Calascio, lo straordinario centro storico di Pescocostanzo, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il poderoso castello cinquecentesco dell’Aquila, emozionano il viaggiatore decine e decine di meraviglie meno note, sparse in ogni angolo della regione. I restauri di chiese e castelli, la sistemazione e la valorizzazione dei siti...
La Basilica di Santa Maria di Collemaggio, situata a L'Aquila, è uno dei luoghi più significativi e affascinanti della città, nonché un capolavoro dell'architettura romanico-gotica abruzzese. Fondata nel 1287 da Pietro da Morrone, futuro Papa Celestino V, la basilica rappresenta non solo un importante punto di riferimento religioso, ma anche un simbolo della storia di L'Aquila e della sua resilienza. La sua facciata, caratterizzata da un magnifico portale e da decorazioni marmoree, cattura immediatamente l'attenzione dei visitatori, mentre l'interno, ampio e solenne, ospita opere d'arte di grande valore. Nel corso dei secoli, la basilica ha vissuto numerosi eventi storici e spirituali, ma è celebre soprattutto per il suo legame con il Giubileo Celestiniano, una tradizione che richiama i fedeli ogni anno per celebrare il perdono e la pace. La Basilica di Santa Maria di Collemaggio è anche il luogo dove, nel 2009, venne celebrato il funerale delle vittime del devastante terremoto che ha colpito la città. Nonostante i danni subiti dal sisma, la basilica è stata restaurata e riaperta al pubblico, continuando a essere un simbolo di speranza per gli aquilani. Il restauro, che ha visto l'impegno di numerosi esperti e artigiani, ha permesso di recuperare la magnificenza originaria della struttura, rendendo la basilica ancora più maestosa e suggestiva. Oltre alla sua funzione religiosa, la basilica è anche un importante attrattore turistico, grazie alla sua storia, all'architettura e al suo legame indissolubile con la città. Visitando la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, i turisti possono immergersi in un'atmosfera di spiritualità e cultura, apprezzando un monumento che ha attraversato i secoli senza mai perdere la sua bellezza e il suo significato.

Chiese e santuari in Abruzzo
La provincia dell’Aquila, immersa nel cuore dell’Abruzzo, è un territorio ricco di storia e spiritualità, dove chiese e santuari raccontano secoli di fede e tradizioni.
Tra i paesaggi montuosi del Gran Sasso e della Majella, sorgono luoghi di culto che custodiscono tesori artistici e culturali, attirando pellegrini e visitatori da ogni parte del mondo. L’Aquila stessa, capoluogo della provincia, vanta edifici religiosi di grande rilievo. La Basilica di Santa Maria di Collemaggio è un capolavoro del gotico abruzzese, famosa per la sua facciata policroma...
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