Eremi in Abruzzo: Eremo di Sant'Onofrio all'Orfento (Caramanico Terme) in Provincia di Pescara
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Gli Eremi in Abruzzo – Provincia di Pescara

L’Eremo di Sant'Onofrio all'Orfento, situato nel comune di Caramanico Terme, in provincia di Pescara, è un luogo di grande importanza storica e spirituale, immerso nel Parco Nazionale della Majella. Risalente al XIII secolo, l’eremo è dedicato a Sant'Onofrio, un eremita egiziano la cui figura è emblematica per la vita ascetica e contemplativa. Il sito fu scelto dai monaci per la sua posizione isolata e protetta, situata in una stretta gola del fiume Orfento, che conferiva un’atmosfera di silenzio e raccoglimento, perfetta per la vita monastica. La sua collocazione, a picco sulla valle sottostante, lo rendeva inaccessibile, un aspetto che accentuava la solitudine richiesta per la preghiera e la meditazione.
Nel corso dei secoli, l’eremo divenne un importante centro spirituale per i monaci che cercavano una vita di isolamento lontano dalle distrazioni del mondo. I monaci che vi si rifugiavano praticavano una vita di penitenza e meditazione, dedicandosi alla preghiera e alla cura del corpo e dell’anima. La struttura dell’eremo comprendeva piccole celle scavate nella roccia, una cappella e spazi comuni per la preghiera, tutti progettati per favorire la vita di comunità e al tempo stesso garantire la solitudine necessaria per la contemplazione.
Con il tempo, l’eremo subì periodi di abbandono, soprattutto con la fine del monachesimo eremitico e l’evoluzione delle pratiche religiose. Tuttavia, il sito non è mai stato completamente dimenticato, poiché la sua sacralità e la sua bellezza hanno continuato ad attirare pellegrini e visitatori. Negli anni successivi, grazie a lavori di restauro, l’Eremo di Sant'Onofrio all'Orfento è stato parzialmente recuperato, permettendo ai visitatori di rivivere la sua storia e di apprezzarne l’intima connessione con la natura circostante.
Oggi, l’Eremo di Sant'Onofrio all'Orfento è una meta di grande interesse per chi visita il Parco Nazionale della Majella, rappresentando un punto di riferimento per escursionisti, appassionati di storia e spiritualità. Il sito è accessibile tramite un sentiero che si snoda attraverso il bosco e offre una vista spettacolare sulla gola dell’Orfento. L’eremo continua a conservare la sua aura di sacralità e tranquillità, testimoniando la lunga tradizione monastica della Majella e invitando chi lo visita a riflettere sulla connessione tra fede, storia e natura.
Gli Eremi in Abruzzo | ||||
Gli Eremi in Provincia dell'Aquila: Grotta Sant'Angelo (Balsorano), Grotta Sant'Angelo (Carsoli), Eremo di Sant'Antonio (Pescocostanzo), Eremo di San Domenico (Villalago), Eremo di Sant'Egidio (Scanno), Eremo di San Germano (Pacentro), Eremo della Madonna di Coccia (Campo di Giove), Eremo di Santa Maria del Caùto (Morino), Eremo di Santa Maria della Ritornata (Civita d’Antino), Eremo di San Michele Arcangelo (Pescocostanzo), Eremo di Sant'Onofrio al Morrone (Sulmona), Eremo di San Venanzio (Raiano), Eremo del Beato Vincenzo (L’Aquila). | ||||
Gli Eremi in Provincia di Chieti: Grotta Sant'Angelo (Lama dei Peligni), Grotta Sant'Angelo (Palombaro), Eremo della Madonna dell'Altare (Palena). | ||||
Gli Eremi in Provincia di Pescara: Grotta Sant'Angelo (Lettomanoppello), Eremo di San Bartolomeo in Legio (Roccamorice), Eremo di San Giovanni all'Orfento (Caramanico Terme), Complesso rupestre di San Liberatore a Maiella (Serramonacesca), Tombe rupestri di San Liberatore a Majella (Serramonacesca), Eremo di Sant'Onofrio (Serramonacesca), Eremo di Sant'Onofrio all'Orfento (Caramanico Terme), Eremo di Santo Spirito a Maiella (Roccamorice). | ||||
Gli Eremi in Provincia di Teramo: Eremo dell'Annunziata (Fano Adriano), Eremo di San Nicola (Isola del Gran Sasso d'Italia), Eremo di Santa Maria Scalena o Scalelle (Civitella del Tronto). | ||||
![]() Non si può dire di aver veramente visto l’Abruzzo, ma soprattutto di averlo “capito”, senza entrare almeno una volta in contatto con l’aspetto più rappresentativo della sua cultura e, inseparabilmente, del suo territorio: i suoi eremi. Nessun modo, infatti, è tanto viscerale, istintivo ed immediato per comprendere il ruolo grandioso che la natura, anche e proprio in quanto “divinità”, ha avuto nel formare il profilo spirituale della regione, come visitare uno, anche uno solo, degli innumerevoli eremi che costellano le montagne abruzzesi. Ciò che sbalordisce anche il più distratto e insensibile dei visitatori, infatti, è il senso di autentica fede cristiana che si mescola in modo palpabile al più ancestrale paganesimo: un misto inestricabile di adorazione di Dio e di adorazione della natura. Non a caso, gli archeologi hanno provato che molti degli eremi d’Abruzzo sono luoghi sacri ininterrottamente da decine di migliaia di anni, e che i culti delle varie religioni vi si sono semplicemente “succeduti”, come gli inquilini in un appartamento. Concentrati soprattutto sulla Majella, la “montagna madre” degli abruzzesi, seminascosti dai boschi e dalle rocce, oppure all’interno di caverne cariche di mistero, gli eremi e le chiese rupestri d’Abruzzo sono oltre cento. L’effetto d’insieme è di straordinaria bellezza e suggestione: splendidi e delicati come le orchidee selvatiche che vi fioriscono intorno, gli eremi d’Abruzzo sbocciano improvvisi agli occhi del visitatore con immagini di perfetta, ascetica serenità, nel silenzio della natura più intatta. La loro visita è inoltre occasione per bellissime e non impegnative passeggiate nella natura e nel paesaggio abruzzesi: per quanto isolati, infatti, sono sempre facilmente raggiungibili (i continui pellegrinaggi di cui sono meta vi portano regolarmente anche anziani di ogni età). Lo testimoniano l’eremo di S. Onofrio di Serramonacesca, sotto l’enorme rupe nel cuore del bosco, con stretti cunicoli che si addentrano nella roccia; quello di Celestino V, sul Morrone, che, incastonato come un nido d’aquila su una immane parete rocciosa, domina la valle Peligna; l’eremo di S. Bartolomeo di Legio, mimeticamente connaturato alla parete di un selvaggio vallone nei pressi di Roccamorice; l’eremo di S. Franco sul Gran Sasso, con le sue acque miracolose, o quello di S. Venanzio, nelle gole dell’Aterno, con le pietre miracolose; o ancora l’enorme e impressionante grotta S. Angelo di Balsorano, ardente di mille e mille candele. |


Un grande museo all’aperto
Noto in tutto il mondo per la sua natura, l’Abruzzo espone, come un grande museo all’aperto senza orari né mura, opere d’arte e monumenti nel suo peculiare e intatto paesaggio. Accanto a luoghi celeberrimi come la rocca di Calascio, lo straordinario centro storico di Pescocostanzo, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il poderoso castello cinquecentesco dell’Aquila, emozionano il viaggiatore decine e decine di meraviglie meno note, sparse in ogni angolo della regione. I restauri di chiese e castelli, la sistemazione e la valorizzazione dei siti...

Abruzzo, la regione più verde d’Europa
In Abruzzo la natura è una risorsa protetta. Con un terzo del proprio territorio destinato a parchi, la regione non solo esprime un primato culturale e civile nella protezione dell’ambiente, ma si colloca come maggiore area naturalistica d’Europa, vero cuore verde del Mediterraneo.
La funzione che l’Abruzzo dei Parchi svolge a livello nazionale e internazionale nella conservazione dell’ambiente e della biodiversità è difficilmente sottovalutabile, se si pensa che la regione custodisce un grandissimo numero di specie animali e vegetali.

L’Abruzzo montano
Con numerosi centri sciistici con impianti di avanguardia, comprende i maggiori massicci dell’Appennino (il Gran Sasso d’Italia e la Majella), numerosi rilievi che raggiungono anch’essi notevole altitudine e altipiani intervallati dalle conche dell’Aquila e di Sulmona, mentre verso il confine con il Lazio si stende la fertile conca del Fucino, risultante dal prosciugamento del lago omonimo portato a termine dal Duca Alessandro Torlonia nel 1875, opera grandiosa, che peraltro era stata più volte programmata fin dall’epoca dell’impero Romano.

L'Enogastronomia
Una cucina, quella abruzzese, che ha molte anime, per la varietà del territorio e delle culture che in essa convivono. C’è l’evoluzione della cucina agropastorale, quella dei contadini e dei pastori “poveri” delle zone montane e pedemontane, fatta di piatti semplici e saporiti, di carni ovine, zuppe e minestre, formaggi ed erbe aromatiche e quella “colta e borghese” di Teramo, capace di valorizzare sapori primari con preparazioni più complesse: timballo di scrippelle, le “mazzarelle” e le “virtù”.
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