Per mare e monti in Abruzzo: La costa dei Trabocchi
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Tra le peculiarità più suggestive della costa abruzzese, spiccano le curiose "macchine da pesca" che caratterizzano il suo tratto meridionale: i celebri trabocchi. Queste affascinanti strutture in legno, un tempo utilizzate per la pesca, si compongono di una piattaforma sospesa su lunghi pali infissi nel fondale marino, dalla quale i pescatori calavano le reti in mare. Una lunga passerella, anch'essa sorretta da pali, collega la piattaforma alla terraferma, anche a decine di metri di distanza. Osservati durante una mareggiata, i trabocchi incantano per la loro sorprendente resistenza alle onde impetuose, nonostante l'apparente fragilità della loro struttura.
Le origini dei trabocchi sono avvolte nel mistero e non esistono dati certi sulla loro invenzione. Si ipotizza che siano nati dall'esigenza di pescare senza dover affrontare direttamente il mare, scoprendo che era più efficace calare le reti da una postazione stabile e sicura. Una delle prime testimonianze storiche su queste costruzioni risale al 1400, in un documento firmato dal frate celestino Stefano Tiraboschi. Nella sua "Vita Sanctissimi Petri Celestini", dedicata a papa Celestino V, il religioso narra che, durante il soggiorno del santo presso il monastero di San Giovanni in Venere a Fossacesia, questi era solito ammirare il mare "punteggiato di trabocchi". Se ne dedurrebbe che tali strutture fossero già diffuse nel 1240, sebbene gli studiosi non concordino su questa interpretazione, ritenendo che i trabocchi siano stati introdotti solo secoli più tardi.
Il paesaggio della Costa dei Trabocchi cambia radicalmente dopo Ortona, quando le lunghe spiagge sabbiose lasciano il posto a un litorale più aspro e roccioso. Qui, ripide scogliere si alternano a piccole calette e affiorano imponenti speroni di roccia. Il poeta Gabriele d'Annunzio rimase profondamente affascinato da questi luoghi e li celebrò nella sua tragedia "Il Trionfo della Morte", scritta nella quiete della sua villa immersa tra le rupi della costa. Con parole evocative, descrisse il paesaggio come "una catena di promontori e golfi lunati" che sembravano offrire "un tesoro cereale". Il profumo intenso delle ginestre, che "spandevano un manto aureo", si diffondeva nell'aria come l'effluvio di un turibolo, regalando un'esperienza sensoriale unica.
La residenza di d'Annunzio, Villa Italia, esiste ancora oggi e da qui parte un suggestivo sentiero che conduce fino al mare, offrendo una vista privilegiata sul celebre trabocco di Capo Turchino, menzionato dal poeta come una "macchina" che "pareva vivere di vita propria". Proseguendo lungo la statale, si raggiunge il Promontorio Dannunziano, il miglior punto panoramico della zona, caratterizzato da poche abitazioni e un ristorante. Continuando verso sud, superata la frazione di Vallevò, si possono ammirare i trabocchi di Punta del Cavalluccio, ben visibili oltre la ferrovia. Qui, la bellezza della spiaggia di ciottoli e la presenza di un altro suggestivo trabocco rendono questo tratto di costa un simbolo inconfondibile della tradizione e del fascino dell'Abruzzo.


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