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Chiese e Santuari in Provincia de L’Aquila: Santuario di Ercole Curino (Pratola Peligna) - Info Point Regione Abruzzo

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Chiese e Santuari in Provincia de L’Aquila: Santuario di Ercole Curino (Pratola Peligna)

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Le Chiese e i Santuari in Abruzzo – Provincia de L’Aquila

Il santuario dedicato ad Ercole Curino sorge alle falde del monte Morrone, nei luoghi che la tradizione locale ha da sempre associato alla memoria del poeta latino Ovidio, nato a Sulmona nel 43 a.C. e morto in esilio a Tomis, sul Mar Nero, nel 17 d.C. Il santuario di Ercole Curino è un sito archeologico statale gestito dalla Direzione generale per i beni archeologici che si trova a Sulmona in località Badia, sulle montagne del Morrone tra l'abbazia di Santo Spirito dei Celestini e l'eremo di Celestino V. Storia: Gli scavi, iniziati nel 1957, avevano fatto inizialmente supporre la presenza della villa di Ovidio, originario proprio di Sulmo, ma rivelarono poi il sito di un santuario italico, dedicato a Ercole come dimostrano il tipo di materiale votivo rinvenuto e le iscrizioni di dedica. L'epiteto di Curinus o Quirinus era dato anche a altre divinità, come il Giove Quirinus di Superaequum e venne dato in epoca repubblicana. I Romani legavano infatti l'epiteto "Quirinus" con Romolo divinizzato, simbolo dell'unità delle comunità protostoriche che formarono il primitivo insediamento di Roma (Quirinus sarebbe infatti all'origine di curia). Un ampliamento del santuario risale a dopo la fine della guerra sociale (89 a.C.), quando venne ingrandito passando da struttura di carattere locale a grande santuario su terrazze simile al santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina o al santuario di Ercole Vincitore a Tivoli, sorti nello stesso periodo. La parte superiore del santuario venne sepolta da una frana antica verso il II secolo d.C.; la frequentazione del sito però non si interruppe del tutto, come testimonia l'innesto di una chiesa in epoca cristiana, a ridosso della scalea meridionale. Descrizione: La grande scalea meridionale poteva essere un ingresso monumentale, forse usato anche come luogo di riunione per le assemblee locali, sotto la protezione del dio "Curino". I due terrazzamenti del santuario sono stati realizzati in epoche diverse: quello inferiore è più recente, in opus caementicium con un grandioso podio (71 metri di lunghezza) che ospita 14 ambienti coperti da volte a botte; quello superiore, presillano, era chiuso su tre lati da un portico colonnato (restano alcune basi). L'altare, inusitatamente ricoperto da lastre di bronzo, e il piccolo sacello della divinità si trovavano al centro della terrazza superiore. Dal sacello provengono i reperti più importanti del complesso, quali due statue di culto di Ercole, una di bronzo (al Museo archeologico di Chieti) e una marmorea, oltre a una colonnina con 12 versi graffiti, attribuiti a Ovidio.Parco archeologico del Santuario di Ercole Curino
(Pratola Peligna)

Santuario di Ercole Curino: Un Luogo di Fede e Storia
Il Santuario di Ercole Curino sorge alle pendici del Monte Morrone, in un luogo da sempre legato alla memoria del poeta latino Ovidio, nato a Sulmona nel 43 a.C. e morto in esilio a Tomis, sul Mar Nero, nel 17 d.C. Situato in località Badia, il santuario si trova tra l’Abbazia di Santo Spirito dei Celestini e l’Eremo di Celestino V, ed è oggi un sito archeologico statale gestito dalla Direzione Generale per i Beni Archeologici.
Gli scavi, avviati nel 1957, inizialmente suggerirono la presenza della villa di Ovidio, ma rivelarono invece un santuario italico dedicato a Ercole, come testimoniato dal materiale votivo e dalle iscrizioni di dedica rinvenuti. L’epiteto "Curinus" o "Quirinus" associato al dio Ercole richiama una tradizione che coinvolgeva anche altre divinità, come il Giove Quirinus di Superaequum. In epoca repubblicana, l'epiteto "Quirinus" veniva spesso legato alla figura di Romolo divinizzato, simbolo dell’unità delle comunità protostoriche che formarono il primo nucleo di Roma.
Dopo la fine della Guerra Sociale (89 a.C.), il santuario fu ampliato e trasformato da una struttura locale a un complesso monumentale con terrazze, simile ad altri grandi santuari dell’epoca, come quello della Fortuna Primigenia a Palestrina o di Ercole Vincitore a Tivoli. Tuttavia, una frana nel II secolo d.C. seppellì la parte superiore del santuario. Nonostante ciò, il sito continuò a essere frequentato, come dimostra l’aggiunta di una chiesa cristiana presso la scalea meridionale.
Il complesso comprendeva due terrazzamenti costruiti in periodi diversi. Il terrazzamento superiore, di epoca presillana, era circondato su tre lati da un portico colonnato, di cui restano alcune basi, mentre quello inferiore, più recente, era realizzato in opus caementicium con un podio monumentale lungo 71 metri che ospitava 14 ambienti voltati a botte. Sulla terrazza superiore si trovavano l’altare, ricoperto da lastre di bronzo, e un piccolo sacello dedicato alla divinità, da cui provengono importanti reperti: due statue di culto di Ercole, una in bronzo (conservata al Museo Archeologico di Chieti) e una in marmo, oltre a una colonnina con 12 versi incisi, attribuiti a Ovidio.
Le principali chiese e santuari presenti nella regione Abruzzo
La Basilica di San Bernardino da Siena (L’Aquila) è composta da un corpo longitudinale a tre navate con cappelle laterali, integrato da un corpo ottagonale coperto da un'alta cupola su tamburo finestrato. Alla base della cupola si trovano quattro cappelle radiali, mentre sul fondo si estende una lunga abside. L'aspetto interno attuale è il risultato di un rifacimento settecentesco, successivo al terremoto del 1703, mentre le modifiche apportate alle navate minori nella prima metà del Novecento hanno cambiato l'architettura di queste ultime. In particolare, sono state aggiunte trabeazioni in corrispondenza dei pilastri e la volta continua è stata suddivisa in numerose volte minori. La Basilica di San Bernardino, uno degli esempi più significativi dell'architettura religiosa abruzzese, fu edificata nella seconda metà del Quattrocento per custodire il corpo del santo, morto all'Aquila nel 1444. Il 20 settembre 1451, papa Nicolò V emise la bolla che autorizzava la costruzione della basilica con annesso convento, e il 28 luglio 1454 san Giacomo della Marca, in qualità di commissario pontificio, tracciò il perimetro del tempio. I lavori, avviati il 2 agosto dello stesso anno, si svolsero in due fasi: i maestri cavensi si occupavano della parte sinistra, mentre i lombardi costruivano il lato destro, verso il convento. Questa divisione del cantiere consentì di accelerare i tempi di realizzazione. Il terreno scelto per la costruzione, scarsamente edificato, fu acquisito dai frati tramite donazioni e acquisti di case e terreni, arrivando a coprire una superficie di 26.000 mq, fino alle mura urbiche di Porta Leoni. La chiesa di Sant'Alò, che occupava l'area dove oggi si trova l'abside, fu demolita e le pietre utilizzate per la costruzione del complesso. Direttore dei lavori e probabilmente anche progettista fu frate Francesco di Paolo dell'Aquila, sostituito nel 1488 da frate Ambrogio. La realizzazione della maestosa basilica e del grande convento fu possibile grazie alle generose offerte di fedeli provenienti da tutta Italia e Germania, tra cui re Alfonso, la contessa di Celano, la vedova di Antonuccio Camponeschi e il cardinale Agnifili.Il culto nella provincia dell’Aquila è profondamente radicato nella storia e nella tradizione del territorio, riflettendo una spiritualità che si intreccia con la natura e l’arte. Questa provincia, caratterizzata da paesaggi montani e borghi antichi, ospita numerosi luoghi di culto, tra cui abbazie, chiese, e santuari, che sono da secoli meta di pellegrinaggi e centri di vita religiosa. Tra i più celebri si annoverano la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove si celebra la Perdonanza Celestiniana, e il Santuario della Madonna di Pietraquaria, venerato come simbolo di protezione per la Marsica. Il culto mariano è particolarmente sentito, con numerosi santuari dedicati alla Vergine, che rappresentano luoghi di raccoglimento spirituale e fede popolare. Accanto ai grandi edifici religiosi, gli eremi della provincia dell’Aquila testimoniano una devozione più intima e silenziosa, spesso collocati in ambienti naturali di straordinaria bellezza. L’Eremo di San Bartolomeo in Legio e l’Eremo di Santo Spirito a Maiella sono esempi emblematici di come la spiritualità si sia intrecciata con la maestosità del paesaggio montano. Questi luoghi non solo raccontano la storia dei santi e degli eremiti che li hanno abitati, ma offrono anche un’esperienza di pace e meditazione ai visitatori. Il culto nella provincia dell’Aquila, dunque, è un viaggio tra fede, arte e natura, che continua ad attrarre devoti e appassionati da tutto il mondo.


Abruzzo, la regione più verde d’Europa
In Abruzzo la natura è una risorsa protetta. Con un terzo del proprio territorio destinato a parchi, la regione non solo esprime un primato culturale e civile nella protezione dell’ambiente, ma si colloca come maggiore area naturalistica d’Europa, vero cuore verde del Mediterraneo.
La funzione che l’Abruzzo dei Parchi svolge a livello nazionale e internazionale nella conservazione dell’ambiente e della biodiversità è difficilmente sottovalutabile, se si pensa che la regione custodisce un grandissimo numero di specie animali e vegetali.


L’Abruzzo montano
Con numerosi centri sciistici con impianti di avanguardia, comprende i maggiori massicci dell’Appennino (il Gran Sasso d’Italia e la Majella), numerosi rilievi che raggiungono anch’essi notevole altitudine e altipiani intervallati dalle conche dell’Aquila e di Sulmona, mentre verso il confine con il Lazio si stende la fertile conca del Fucino, risultante dal prosciugamento del lago omonimo portato a termine dal Duca Alessandro Torlonia nel 1875, opera grandiosa, che peraltro era stata più volte programmata fin dall’epoca dell’impero Romano.


L'Enogastronomia
Una cucina, quella abruzzese, che ha molte anime, per la varietà del territorio e delle culture che in essa convivono. C’è l’evoluzione della cucina agropastorale, quella dei contadini e dei pastori “poveri” delle zone montane e pedemontane, fatta di piatti semplici e saporiti, di carni ovine, zuppe e minestre, formaggi ed erbe aromatiche e quella “colta e borghese” di Teramo, capace di valorizzare sapori primari con preparazioni più complesse: timballo di scrippelle, le “mazzarelle” e le “virtù”.
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Un grande museo all’aperto
Noto in tutto il mondo per la sua natura, l’Abruzzo espone, come un grande museo all’aperto senza orari né mura, opere d’arte e monumenti nel suo peculiare e intatto paesaggio. Accanto a luoghi celeberrimi come la rocca di Calascio, lo straordinario centro storico di Pescocostanzo, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il poderoso castello cinquecentesco dell’Aquila, emozionano il viaggiatore decine e decine di meraviglie meno note, sparse in ogni angolo della regione. I restauri di chiese e castelli, la sistemazione e la valorizzazione dei siti...
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