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Museo Capitolare di Atri (Te) - Info Point Regione Abruzzo

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Museo Capitolare di Atri (Te)

Le meraviglie > Musei d'Abruzzo > Musei nel teramano
I principali Musei, Mostre, Pinacoteche e Raccolte nella Provincia di Teramo in Abruzzo

Il Museo Capitolare di Atri, fondato nel 1912 da Mons. Raffaele Tini, è uno dei musei ecclesiastici più antichi d'Italia e rappresenta una testimonianza significativa della storia religiosa e culturale della città. La collezione del museo spazia dal XIII al XX secolo e comprende una vasta gamma di opere d'arte che vanno dalla miniatura alla pittura, dalla scultura all'oreficeria. Il museo è noto per le sue donazioni, che hanno arricchito ulteriormente il patrimonio esposto, tra cui una sala interamente dedicata alla ceramica abruzzese, un settore particolarmente apprezzato per la sua rilevanza artistica e storica. L'edificio che ospita il museo ha una storia che si intreccia con quella della città di Atri. Originariamente costruito come Monastero dei Benedettini nel XII secolo, nel corso dei secoli ha subito diverse trasformazioni. Nel XV secolo divenne la residenza dei canonici, e nel XX secolo ha ospitato il Museo Capitolare. Durante gli anni '60, sotto la supervisione del soprintendente Guglielmo Matthiae, l'edificio fu ristrutturato, con la demolizione e la ricostruzione dell'ala nord, creando uno spazio più razionale per l'esposizione delle opere. Questo intervento ha permesso di esporre in modo ottimale anche gli armadi scolpiti da Carlo Riccione, che sono diventati una delle caratteristiche distintive del museo. Nel corso degli anni, il museo ha continuato a crescere grazie a numerose donazioni, tra cui quelle di ceramiche provenienti da Vincenzo Bindi e opere d'arte lignea da Tommaso Illuminati. All'interno delle sale del museo, i visitatori possono ammirare una ricca collezione di paramenti sacri, tra cui pianete, stole e mitrie del XVII e XVIII secolo, ma anche opere lignee e sculture sacre. La sezione dedicata all'arte tessile sacra è particolarmente significativa, con paramenti realizzati in seta, velluto, broccato e damasco, alcuni dei quali provengono da donazioni storiche, come il tappeto ricamato in argento donato nel 1732 al cardinale Troiano Acquaviva dalla regina d'Inghilterra. Il museo vanta anche una notevole pinacoteca, che espone opere pittoriche di grande valore, come le tavole attribuite a Pedro de Aponte, datate tra il 1500 e il 1507, e altre opere legate alle scuole veneto-friulane e abruzzesi. Tra queste spiccano il Polittico della Madonna col Bambino e i Santi, risalente alla fine del XV secolo, e la Madonna col Bambino in legno scolpito, che rappresenta un esempio pregevole di arte abruzzese del XIII secolo. Oltre alle opere pittoriche, il museo ospita anche una vasta collezione di ceramiche abruzzesi, tra cui pezzi della scuola di Castelli, che illustrano l'evoluzione della ceramica regionale dal XVI al XIX secolo.Musei e Mostre in Abruzzo:
Museo Capitolare di Atri (Te). Di proprietà della Curia, fu fondato da Mons. Raffaele Tini nel 1912. Rappresenta uno dei musei ecclesiastici più antichi d’Italia. Ospita opere che vanno dal XIII al XX secolo, spaziando dalla miniatura alla pittura, dalla scultura all’oreficeria. Da non perdere: il patrimonio espositivo è arricchito da donazioni tra le quali spicca la sala interamente dedicata alla ceramica abruzzese. L’edificio che ospita il museo, fu più volte rimaneggiato nel corso della sua storia. Il Monastero dei Benedettini sorto all’inizio (sec. XII) divenne più tardi (sec. XV) residenza dei canonici e poi (sec. XX) sede del Museo. L’ultima trasformazione radicale si ebbe negli anni ‘60 sotto la direzione del soprintendente Guglielmo Matthiae che ristrutturò tutto l’edificio demolendo e ricostruendo ex novo l’ala nord dello stesso. Vi furono sistemati più razionalmente tutti gli oggetti esposti, compresi gli armadi scolpiti da Carlo Riccione che, dopo la demolizione della sacrestia e del coro interno, furono ricostruiti e sistemati nei primi 2 locali del nuovo museo. Un’ultima definitiva ristrutturazione, si é avuta nei primi mesi del 1994, quando, grazie alla Soprintendenza, alla Regione Abruzzo e alla Fondazione Tercas. Il Museo in questi ultimi anni si é arricchito di donazioni private come la raccolta di ceramiche di Vincenzo Bindi, donata dal figlio Dott. Gaetano e la raccolta di arte lignea di Tommaso Illuminati donata dagli eredi dello stesso. Le sale: All’interno due grandi reliquiari francescani del XVII sec. in legno, con reliquie che provengono dalle catacombe romane; tre portaceri lignei del XVI sec. di buona fattura; lungo le scale una discesa dello Spirito Santo fine XVI sec. e una serie di sei candelieri e croce in legno dorato con Cristo in argento. Le sale n. 1 e 2 sono dedicate ai mobili da Sagrestia. Nel mezzo un inginocchiatoio, con simbolo francescano, intarsiato a legni vari del XVIII sec; una coppia di Angioletti con portacandele in legno dorato; tre busti reliquiari del XVII sec. raffiguranti S. Prospero, S. Colomba e S. Fedele in legno scolpito e dorato; due armadi e tre ante, in noce di Carlo Riccione tra cui S. Cecilia, S. Chiara e Vanità del potere. Un frammento di balaustra, in legno scolpito, del XVII secolo, raffigurante l’Annunciazione e un olio su tela, Coro interno dei canonici, di Giuseppe Verdecchia, artista locale. La sala n. 3 è dedicata all’Arte Tessile sacra. Vi si trovano paramenti sacri: pianete, stole, piviali, mitrie del periodo barocco e rococò (sec. XVII e XVIII) in seta, velluto, broccato e damasco con filature in argento e oro. Da notare il tappeto rosso ricamato in argento donato nel 1732 al cardinale Troiano Acquaviva dalla regina d’Inghilterra. Presenti: una coppia di altarini La Maddalena e S. Giovanni, in legno scolpito ed olio su tela del XVIII sec. e una serie di 2 busti reliquiari: S. Maurizio, S. Diodato in legno scolpito e dorato del XVII sec. e una statua della Maddalena. Nella sala n. 4 si trova la Pinacoteca. Entrando da sinistra: due tavole Natività e Flagellazione attribuite a Pedro de Aponte, pittore di Saragozza, che seguì il Re Ferdinando il Cattolico durante la sua visita a Napoli, ove dovette ottenere l’incarico per le dette tavole dal Duca d’Atri Andrea Matteo III d’Acquaviva. La maestosità degli elementi architettonici fanno ritenere le due opere nell’alveo culturale bramantesco-mediterraneo, in un periodo 1500-07, quando il De Aponte aveva già avvertito l’importanza dell’apporto del Bramantino, il primo uomo nuovo di Lombardia. Al centro di esse una grande tavola Madonna col Bambino e Santi dei primi del 1500, opera vicina ai modi di Antonio Solario detto “lo Zingaro”; l’imponente statua di S. Antonio Abate in legno scolpito, dorato e dipinto del XVI sec.; trittico con nella predella 12 apostoli in legno scolpito, intagliato, policromato e dorato e le statue Madonna col bambino e i Santi Giovanni Battista e Biagio, di scuole veneto-friulane del sec. XVI; Polittico Madonna col bambino, S. Giovanni Battista, S. Pietro, S. Paolo, S. Giovanni Evangelista, in legno scolpito, intagliato, policromato e dorato della fine del 1400; Ancona lignea policromata di grande pregio: S. Giacomo e 18 formelle che rappresentano scene della vita del Santo, opera della prima metà del 1400 della bottega dei Moranzon, con una predella in basso attribuita a Iacobello del Fiore, con dodici figure di Santi e Sante; Olio su tela, copia da Lelio Orsi: Madonna della Ghiara del 1569, che richiama molto nei volumi e nelle forme Michelangelo; Scultura lignea, Madonna col bimbo, arte abruzzese, di elevato valore artistico del 1200: la Madonna viene rappresentata con tono popolaresco come una rustica matrona. Nella sala n. 5, si trovano un Angelo Annunciante e Vergine Annunciata, olii su tela di un pittore napoletano. Sulla destra, due statue in legno scolpito del XVI sec. raffiguranti SS. Pietro e Paolo della fine del XVI sec, un olio su tela Madonna col bambino e i santi Benedetto e Bernardo attribuito a Francesco Allegrini, un’altra statua in legno scolpito della prima metà del XVII sec. S. Reparata protettrice di Atri. Una pala d’altare Resurrezione, olio su tela applicata su tavola della fine del XVI sec. Deposizione, olio su tela della seconda metà del XVI sec., di un pittore napoletano. La sala n. 6 è sempre dedicata alla Pinacoteca, infatti, entrando sulla destra un tabernacolo dipinto, in legno intagliato del XVII sec. proveniente dalla chiesa di S. Domenico. In successione: La Vergine, S. Gioacchino, e S. Anna, olio su tela opera di un anonimo pittore fiorentino del primo ventennio del XVI sec., sensibile all’influenza di Raffaello, arricchita da una preziosa cornice d’epoca; S. Francesco e S. Leonardo attribuiti a Ippolito Borghese, pittore umbro attivo nel meridione d’Italia a partire dagli ultimi anni del sec. XVI; Sacra Famiglia e i Santi Ignazio da Loyola e Girolamo, olio su tela, di Geronimo Cenatempo, pittore napoletano, seguace di Luca Giordano. Madonna Immacolata con ai piedi dei puttini, statua in legno scolpito e dipinto, napoletano della fine del XVIII sec. Beato Francesco Ronci, olio su tela della Fine del XVIII sec. e la Cattura di Cristo, olio su tela del XVIII sec. copia di un’incisione di G.B. Pasqualini del 1621, desunta a sua volta dall’originale del Guercino, ora al Fitzwilliam Museum di Cambridge. Nella sala n. 7, sulla destra, Diploma di Laurea di Francesco Antonio Saverio Grue, datato 1798, Al centro, in vetrine modulari, dalla particolare forma a capanna, sono esposti i 100 pezzi della raccolta Vincenzo Bindi costituiti da piatti, mattonelle, piastrelle, vasi, ecc. prevalentemente di Castelli, ma anche di altre scuole, rappresentanti pressoché l’intera storia della ceramica d’Abruzzo, dagli inizi del XVI sec. al XIX. Sulla destra in vetrine della stessa tipologia di quelle centrali, altre ceramiche di Castelli e di officine di ceramica popolare abruzzese, raccolte e conservate negli anni dai canonici del Capitolo Cattedrale. Sono presenti mattoni maiolicati che provengono dal soffitto di S. Donato in Castelli, opere dei Grue (Francesco, Carlantonio, Francesco Antonio Saverio, Anastasio, Liborio, Francesco Saverio e Niccolò Tommaso), dei Gentili (Carmine, Giacomo e Berardino). Non mancano i Cappelletti: Nicola (1691-1767) e Fedele (1874-1920), Gernaldo Fuina e tante altre ceramiche di autori non determinati ed altre più recenti costituenti la cosidetta ceramica povera. Nel mezzo, solitaria, La Madonna col Bimbo maiolica bicolore, invetriata, attribuita a Luca della Robbia ed eseguita verso il 1470. In fondo due grandi vasi policromi di Francesco Saverio Grue (1720-1755) rappresentanti “Natività” e “Adorazione dei Magi” determinati ed altre più recenti costituenti la cosidetta ceramica povera. Nel mezzo, solitaria, La Madonna col Bimbo maiolica bicolore, invetriata, attribuita a Luca della Robbia ed eseguita verso il 1470. Nella sala n. 8, in due vetrine, un Reliquario a Croce in argento sbalzato, cesellato, dorato, con smalti e niello del 1435 e la stupenda Croce in cristallo di Rocca, un lavoro di scuola veneziana della fine del XIII sec. proveniente dalla chiesa S. Francesco in Atri: un pezzo tra i più prestigiosi del Museo e tra i più ammirati sia nella Mostra dei Tesori dei Musei Diocesani Italiani a Roma nel 1986, che nella Mostra “Omaggio a S. Marco” tenutasi nell’Appartamento del Doge, Palazzo Ducale, a Venezia dall’ottobre 1994 all’aprile 1995. Di fronte alle due croci, in una grande vetrina, opere dei fratelli Ronci, orafi atriani, tra le quali spiccano il busto S. Reparata realizzato nel 1600 e un calice del 1602 di Valerio Ronci in argento cesellato e dorato. Sulla destra sei dipinti, olio su tela, raffiguranti scene della vita di Gesù di Serafino Tamburelli (Atri 1680-1750), della scuola di Francesco Solimena, che servirono da guida per le tele della Chiesa S. Domenico e che provengono dalla stessa Chiesa. Al centro la grande Croce processionale in argento sbalzato e dorato, eseguita in Atri, nel 1518 da Mastro Giovanni di Rosarno di Calabria. Pastorale dei primi del Quattrocento, di oreficeria gotica di derivazione francese, in argento sbalzato, cesellato e niello. Nelle vetrine é esposto un altissimo numero di pezzi di argenteria e oreficeria sacra che coprono un arco temporale che va dalla fine del Duecento alla prima metà del Novecento. Spiccano in una di queste vetrine, un pastorale in avorio intagliato fine XIII sec., usato dai primi vescovi atriani e un riccio di pastorale, sempre in avorio intagliato, in origine dipinto, con un agnello e un drago, risalente agli inizi del XIV sec. La sala n. 9, contiene opere del primo novecento, scolpite dall’atriano Tommaso Illuminati, fratello dell’insigne umanista Prof. Luigi Illuminati, nato in Atri nel 1883 e che compì la sua maturazione artistica sotto il Ferrari e il Bazzani a Roma. Vi si notano pezzi in legno, bronzo e terracotta raffiguranti fiori, figure sacre e teste di personaggi. Tra queste: l’Annunciazione, altorilievo in noce del 1926, Contadino umbro, semibusto in bronzo del 1922. Museo Capitolare di Atri (Te)
Via dei Musei, 15 – Atri (Te)
Tel.: +039 375.8775789

Il Museo Capitolare di Atri, fondato nel 1912 da Mons. Raffaele Tini, è uno dei musei ecclesiastici più antichi d’Italia. Custodisce una vasta collezione di opere che spaziano dal XIII al XX secolo, con una particolare attenzione alla miniatura, alla pittura, alla scultura e all'oreficeria. Il museo è stato arricchito nel corso degli anni grazie a numerose donazioni, tra cui una sala interamente dedicata alla ceramica abruzzese, che rappresenta una delle sue principali attrazioni. La sua posizione all'interno dell'antico Monastero dei Benedettini, successivamente trasformato in residenza dei canonici e infine sede museale, ne fa un luogo di grande valore storico e culturale.
L'edificio che ospita il museo ha subito numerosi interventi nel corso dei secoli. Nel XVI secolo, il monastero originario fu ampliato e ristrutturato, mentre nel XX secolo, sotto la direzione del soprintendente Guglielmo Matthiae, venne completato un restauro che modificò l'ala nord della struttura, permettendo una migliore disposizione dei reperti. Tra gli oggetti esposti si trovano anche armadi scolpiti da Carlo Riccione, che furono riorganizzati e sistemati nei primi locali del nuovo museo dopo la demolizione della sacrestia e del coro interno. Un’ulteriore ristrutturazione si è svolta nei primi anni del 1994, grazie al contributo della Soprintendenza, della Regione Abruzzo e della Fondazione Tercas.
Le sale del museo sono suddivise per temi, con una particolare attenzione alle arti sacre e alle tradizioni locali. Tra le opere più significative vi sono due grandi reliquiari francescani del XVII secolo, diversi candelieri e croci in legno dorato e argento, nonché paramenti sacri risalenti al periodo barocco e rococò, tra cui pianete, stole e piviali. La terza sala è interamente dedicata all'arte tessile sacra, con opere pregevoli come il tappeto rosso ricamato in argento del 1732, donato alla Chiesa da un cardinale inglese. Inoltre, la sala ospita numerosi busti reliquiari e una statua della Maddalena di grande valore artistico.
Il Museo Capitolare di Atri ospita anche una significativa pinacoteca, che comprende opere pittoriche di grande pregio come due tavole attribuite a Pedro de Aponte, raffiguranti la Natività e la Flagellazione, risalenti al 1500-1507. Altre opere di valore includono il Polittico della Madonna col Bambino e i Santi, datato alla fine del XV secolo, e una serie di sculture lignee, tra cui una Madonna col Bambino della scuola abruzzese del XII secolo. Particolare attenzione è rivolta alla ceramica abruzzese, con una collezione che spazia dal XVI al XIX secolo, rappresentando le varie scuole di Castelli. Tra gli oggetti più pregiati vi sono la Madonna col Bambino di Luca della Robbia, una croce in cristallo di Rocca, e numerosi pezzi di oreficeria sacra che coprono un arco temporale che va dal Duecento alla metà del Novecento.
I musei d'Abruzzo rappresentano una sintesi affascinante e spettacolare del ricchissimo patrimonio storico e artistico della regione. Attraverso una rete variegata e ben articolata, il territorio offre un panorama culturale di straordinaria ampiezza: dalle grandi collezioni archeologiche all’arte classica, dai musei dedicati alla vita quotidiana di contadini e pastori alle molteplici espressioni dell’arte moderna e contemporanea. All’interno di questo sistema spiccano realtà di rilievo nazionale, come il Museo Nazionale d’Abruzzo all’Aquila, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti e il Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara. Particolarmente suggestivi anche i due musei che custodiscono le celebri maioliche di Castelli, uno nel borgo stesso e l’altro a Loreto Aprutino, sede della prestigiosa Collezione Acerbo. Tuttavia, è soprattutto grazie alla presenza diffusa di musei locali, spesso sorprendentemente ricchi e curati, che l’Abruzzo si configura come un autentico “museo diffuso”. Piccoli gioielli come il Museo Capitolare di Atri, il Museo Archeologico Francesco Savini di Teramo, il Museo della Civitella a Chieti, il Museo dello Splendore a Giulianova, quello della Civiltà Contadina a Picciano, il Museo Civico di Sulmona o il Castello-Museo di Crecchio contribuiscono a disegnare una mappa culturale viva, densa di storia e di bellezza, capace di raccontare l’identità profonda della regione.I musei d’Abruzzo offrono uno straordinario viaggio attraverso la storia, l’arte e le tradizioni di una regione ricca di cultura. La loro varietà riflette la complessità e la profondità del territorio: dalle testimonianze dell’antichità ai linguaggi dell’arte contemporanea, passando per le espressioni della vita rurale e pastorale che da sempre caratterizzano l’identità abruzzese. Nelle principali città, ma anche nei piccoli centri, i musei raccontano storie affascinanti, custodendo reperti archeologici, opere d’arte, documenti, oggetti del quotidiano e manufatti artigianali che restituiscono un’immagine viva e autentica della regione. Alcuni musei si distinguono per il loro valore nazionale e internazionale, ma ciò che rende unico il sistema museale abruzzese è la sua capillarità. Anche i musei locali, spesso meno noti, sorprendono per la ricchezza delle collezioni e per la cura degli allestimenti, contribuendo a creare un vero e proprio “museo diffuso” che abbraccia l’intero territorio. Visitare i musei d’Abruzzo significa immergersi in un patrimonio culturale stratificato, dove ogni luogo conserva e racconta un frammento prezioso della memoria collettiva. I Musei d'Abruzzo. Una sintesi efficace e spettacolare del patrimonio storico e artistico dell’Abruzzo è offerta dalla sua ricca e variegata rete di musei. Dalle ampie raccolte dedicate all’archeologia ai musei di arte classica, dai musei che celebrano il folklore e la vita dei contadini e dei pastori ai numerosi spazi espositivi di arte moderna e contemporanea, il sistema museale abruzzese vanta eccellenze assolute, come il grande Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara, e i due splendidi musei dedicati alle prestigiose Maioliche di Castelli, a Castelli e Loreto Aprutino (la famosa Collezione Acerbo). Ma sono soprattutto i numerosi musei locali, spesso di sorprendente bellezza e ricchezza, a qualificare in modo capillare il territorio, trasformandolo in un vero e proprio “museo diffuso”. Il Museo Capitolare di Atri, il Museo Archeologico Francesco Savini di Teramo, il Museo della Civitella di Chieti, il Museo dello Splendore di Giulianova, il Museo della Civiltà Contadina di Picciano, il Museo Civico di Sulmona, il Castello-Museo di Crecchio sono solo alcune delle perle museali che arricchiscono il paesaggio culturale abruzzese.


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