Luoghi Sacri in Abruzzo: La Scala Santa di Campli
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![La Scala Santa di Campli. Campli è oggi un tranquillo borgo pedemontano dei Monti Gemelli, prime alture della Laga, ma secoli fa era uno dei più importanti centri della terra di confine tra Teramo e Ascoli Piceno, fra Regno Borbonico e Stato Pontificio. Città benestante e prospera, sede di ricche confraternite di artigiani e commercianti, detentrice, grazie alla sua posizione, di privilegi ecclesiali come il Vescovado, Campli vanta un passato che ha lasciato forti testimonianze dei suoi splendori, come la Scala Santa. “[...]Custode amorevole dei tesori celesti della Chiesa, per incrementare la religione dei fedeli e la salvezza delle anime, a tutti e singoli i fedeli dell’uno e dell’altro sesso, veramente pentiti, confessati e comunicati, che saliranno in ginocchio la Scala costruita nella città di Campli [...] con questa lettera e con l’autorità apostolica, concediamo paternamente di poter ottenere tutte e singole le indulgenze, la remissione dei peccati e delle pene, che potrebbero ottenere se personalmente, devotamente ascendessero in ginocchio la Scala Santa della nostra Alma Roma. Quanto stabilito ha da valere in perpetuo, in futuro, nonostante qualsiasi cosa in contrario [...] Datato a Roma, presso Santa Maria Maggiore, sotto l’anello del Pescatore, XXI Gennaio 1772, anno terzo del Nostro Pontificato”. A firma, CLEMENTE PAPA XIV. Fu con questo “breve”, un editto simile alla “bolla”, che papa Clemente XIV attribuì ufficialmente il privilegio della Scala Santa alla città di Campli. Non fu un dono inatteso per la cittadina abruzzese, bensì il frutto di un lungo e paziente lavoro diplomatico dell’avvocato Gianpalma Palma, già Camerlengo del Comune, che ottenne per la sua città l’ambito privilegio papale e fece costruire la Scala Santa. Alla Confraternita delle Sante Stimmate di San Francesco, di cui era priore, venne attribuito il ruolo di custodia del sacro edificio. La Scala Santa si trova al margine della piazza principale, dietro Palazzo Farnese. Il suo cuore sono i 28 gradini in legno di quercia da salire in ginocchio – le donne a capo coperto – pregando e chiedendo perdono dei propri peccati. La ricompensa per i fedeli è l’assoluzione, e in alcuni giorni dell’anno, l’Indulgenza Plenaria, che ha lo stesso valore di quella ottenibile pregando sulla più famosa Scala Santa di Roma, nella basilica di San Giovanni in Laterano. Il monumento è molto ricco di simbologie che ne motivano ogni singolo elemento. Il dover salire in ginocchio, osservati dai personaggi di sei eccezionali dipinti – tre a destra e tre a sinistra della Scala, che raccontano altrettanti momenti salienti della Passione di Cristo – porta il fedele a ripercorrere le tappe di Gesù verso la croce e riviverne, simbolicamente, la sofferenza. L’ultimo gradino conduce al Sancta Sanctorum dov’è l’altare del Salvatore, il Cristo Salvator Mundi, in grado di liberare il peccatore dal suo fardello. Dopo aver reso il simbolico omaggio a papa Clemente e a Sant’Elena, quasi reali negli splendidi colori dei loro ritratti a grandezza naturale, il credente purificato nell’anima scende verso la luce del giorno, stavolta in piedi, accompagnato dalle scene gioiose della Resurrezione e osservato da angioletti sorridenti affacciati dal tetto. La Scala Santa di Campli è una delle meglio conservate tra quelle esistenti in Italia, ma anche una delle meno note. Campli è oggi un tranquillo borgo pedemontano ai piedi dei Monti Gemelli, prime alture della Laga, ma secoli fa era uno dei più importanti centri della terra di confine tra Teramo e Ascoli Piceno, fra Regno Borbonico e Stato Pontificio. Città benestante e prospera, sede di ricche confraternite di artigiani e commercianti, detentrice, grazie alla sua posizione, di privilegi ecclesiali come il Vescovado, Campli vanta un passato che ha lasciato forti testimonianze dei suoi splendori, come la Scala Santa. La Scala Santa si trova al margine della piazza principale, dietro Palazzo Farnese. Il suo cuore sono i 28 gradini in legno di quercia da salire in ginocchio – le donne a capo coperto –, pregando e chiedendo perdono dei propri peccati. La ricompensa per i fedeli è l’assoluzione, e in alcuni giorni dell’anno, l’Indulgenza Plenaria, che ha lo stesso valore di quella ottenibile pregando sulla più famosa Scala Santa di Roma, nella basilica di San Giovanni in Laterano. Il monumento è molto ricco di simbologie che ne motivano ogni singolo elemento. Il dover salire in ginocchio, osservati dai personaggi di sei eccezionali dipinti – tre a destra e tre a sinistra della scala, che raccontano altrettanti momenti salienti della Passione di Cristo –, porta il fedele a ripercorrere le tappe di Gesù verso la Croce e riviverne, simbolicamente, la sofferenza. L’ultimo gradino conduce al Sancta Sanctorum dov’è l’altare del Salvatore, il Cristo Salvator Mundi, in grado di liberare il peccatore dal suo fardello. Dopo aver reso il simbolico omaggio a papa Clemente e a Sant’Elena, quasi reali negli splendidi colori dei loro ritratti a grandezza naturale, il credente purificato nell’anima scende verso la luce del giorno, stavolta in piedi, accompagnato dalle scene gioiose della Resurrezione e osservato da angioletti sorridenti affacciati dal tetto.](images/Freccia_pic2_w34txjz6.gif)
Campli è oggi un tranquillo borgo pedemontano situato ai piedi dei Monti Gemelli, che segnano le prime alture della Laga, ma secoli fa era uno dei centri più importanti nella terra di confine tra Teramo e Ascoli Piceno, tra il Regno Borbonico e lo Stato Pontificio. Città benestante e prospera, sede di numerose confraternite di artigiani e commercianti, Campli vantava una posizione privilegiata che le garantiva diritti ecclesiastici come la presenza del Vescovado. Il suo passato ha lasciato forti testimonianze dei suoi splendori, tra cui la celebre Scala Santa, un monumento che rappresenta l'importanza religiosa e culturale del luogo.
Il privilegio della Scala Santa fu concesso ufficialmente a Campli nel 1772, quando Papa Clemente XIV, con un editto papale, attribuì alla cittadina abruzzese il diritto di erigere un luogo sacro simile alla Scala Santa di Roma, situata nella basilica di San Giovanni in Laterano. Questo atto, firmato da Papa Clemente XIV, sanciva che tutti coloro che, sinceramente pentiti, salissero in ginocchio i gradini della Scala Santa di Campli, avrebbero ottenuto l’assoluzione dei peccati, con la possibilità di ricevere anche l’Indulgenza Plenaria in determinati giorni dell’anno. Il privilegio papale non giunse per caso, ma fu il frutto del lungo lavoro diplomatico dell'avvocato Gianpalma Palma, che riuscì a ottenere il prezioso riconoscimento per la sua città.
La Scala Santa di Campli si trova al margine della piazza principale, dietro il Palazzo Farnese, ed è composta da 28 gradini in legno di quercia, che i fedeli devono salire in ginocchio, le donne a capo coperto. Durante la salita, i devoti sono osservati da sei eccezionali dipinti che raccontano i momenti salienti della Passione di Cristo. Ogni passo compiuto lungo questi gradini è una meditazione sulla sofferenza di Gesù, e rappresenta un viaggio simbolico verso la purificazione dell'anima. La ricompensa per i pellegrini è l’assoluzione, che culmina in un incontro spirituale con l’altare del Salvatore, il Cristo Salvator Mundi, situato al termine della Scala Santa.
Il percorso si conclude al Sancta Sanctorum, dove il fedele si trova di fronte all'altare dedicato al Cristo Salvator Mundi, simbolo della liberazione dal peccato. Dopo aver reso omaggio a Papa Clemente XIV e a Sant'Elena, ritratti in grandezza naturale ai lati della Scala, il pellegrino scende in piedi, accompagnato dalle allegre scene della Resurrezione, simbolo della speranza e della redenzione. Osservato da angioletti sorridenti che si affacciano dal tetto, il fedele ritorna alla luce del giorno, purificato nel corpo e nello spirito. La Scala Santa di Campli, seppur poco conosciuta, è una delle meglio conservate in Italia e rimane un monumento di grande importanza religiosa e simbolica.


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