Gli antichi borghi d’Abruzzo
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I mille borghi d’Abruzzo: piccoli paesi fatti di case in pietra e mattoni addossate le une alle altre, con le minuscole viuzze a saliscendi, le porte in solido legno dalle architravi istoriate con stemmi e date spesso assai lontane nel tempo, con i gradini consunti da secoli di ritorni a casa, con le arcate e i passaggi a volta, i soffitti anneriti dal fumo. Borghi come piccole famiglie di case, abitate per secoli da parenti, e amici che restano amici di generazione in generazione; dove ogni famiglia ha un soprannome ironico e spesso mordace, che passa in eredità ai discendenti fino a dimenticare perché il nonno del nonno lo ricevette.
Quasi tutti i centri interni abruzzesi, chiusi ed arroccati sulle cime, sono sorti quanto meno nel Medioevo, ma molti di essi sono assai più antichi, e risalgono al periodo italico-romano. Molti prefissi toponomastici abruzzesi tradiscono queste origini più antiche, come Pesco (altura fortificata), Castro (abitato fortificato), Villa (borgo agricolo), Civita (città), o ne svelano l’ascendenza longobarda, come Fara (feudo) o Scerne (risaia, marcita); in moltissimi casi, poi, il toponimo evidenzia la natura difensiva degli abitati e la loro posizione arroccata, sommitale: Rocca, Castel, Penna, Pizzo, Colle.

Costruiti interamente in pietra viva e malta, con una esclusione totale del legno a vista, gli antichi borghi della montagna e delle aree interne abruzzesi esprimono quell’attaccamento alla pietra che è così proprio della nostra civiltà edile mediterranea. Il risultato è spesso impressionante: la perfetta fusione fra la pietra nuda delle montagne ed i paesi che sono cresciuti abbarbicati ad esse fa si che il mimetismo sia totale; la comunione fra natura e comunità umane si dimostra dal punto di vista fisico, materiale.
Delle continue, pressanti, mai estinte necessità difensive che caratterizzarono il lunghissimo medioevo abruzzese (che per delle ragioni storiche del tutto particolari e locali si protrasse in pratica sino alla fine del XVIII secolo), parlano le case di pietra nuda dei paesi, che appaiono rinserrate l’una all’altra a formare una grande muraglia protettiva e compatta, a guisa di fortezza abitata, e perciò dette anche case-mura; le si riconosce facilmente per via del fatto che hanno poche finestre esterne, minuscole e collocate sempre e solo ai piani più elevati. La struttura urbanistica è simile per tutti: in alto di solito si trova il castello, poi la piazza, nei pressi è la chiesa maggiore, la parrocchiale; intorno a scendere verso la valle, si trovano le case, raccolte a cercare protezione ognuna costruita usando le pareti di quelle più a monte. Il paese, con il suo insieme di case e strette vie, diventava un tutt'uno con il castello in caso di attacco nemico.
Se nelle aree interne trionfa la pietra, man mano che si viaggia in direzione della costa, esplorando la fascia di belle colline a vocazione agricola che accompagna la discesa verso il mare, si incontrano borghi dove le case in pietra cedono via via il posto a quelle in mattoni. Anche nel caso dei borghi dell'entroterra collinare, e persino di quelli affacciati a balcone sul mare, le origini sono medievali, se non già romane e italiche, ma la loro evoluzione è stata più marcata e sensibile rispetto ai paesi dell'entroterra.
La costa ha favorito scambi e commerci e il rinascimento qui si è fatto sentire, influenzando maggiormente l'architettura e l'urbanistica; ma lo ha fatto sempre con quella grazia e quell'armonia che hanno ben conservato l'anima tradizionale di questi luoghi. Mura e porte cittadine proteggono deliziosi borghi resi caratteristici dal caldo colore del mattone antico. Bei palazzetti nobiliari, chiese e case private si alternano senza interruzione fino a sfociare nelle piazze, ora ampie e chiassose, ora minuscole e raccolte attorno a una fontanella.
Visitare oggi gli antichi borghi abruzzesi significa entrare in un mondo sospeso, dove ci si accorge che il tempo passa solo per i rintocchi dell’orologio del campanile, dove per cercare qualcuno o qualcosa basta solo chiedere a chi si incontra per strada o bussare ad una qualsiasi delle porte, tutte sempre con la chiave sulla toppa, dove il “tu” è immediato e diretto e l’asciutta concretezza della gente conduce subito al dunque, senza bizantinismi e senza formalismi di convenienza, dove il ritmo della vita locale ti porta a riscoprire piaceri che pensavi scomparsi, dove la cucina ed i prodotti tipici del luogo saranno una sorpresa indimenticabile.
Un mondo “a misura d’uomo”, con ritmi antichi, senza fretta, caldo - anche nelle gelide notti invernali profumate di legna che brucia nei camini - di un calore umano ormai quasi introvabile e, per questo, davvero impagabile. Non è affatto superfluo ripetere che la visita ad un borgo abruzzese è un’esperienza che permette di guardare la vita con occhio diverso, di uscire dal ritmo cittadino e riappropriarsi del proprio tempo, di riscoprire sensazioni perdute come quella di passeggiare tra i vicoli avvolti nel profumo della legna bruciata, del sugo che cuoce sul fornello, del pane appena cotto, dei fiori sui balconi. Di fermarsi a parlare con qualcuno che non si conosce e trovarsi invitati per un caffè, per assaggiare un dolce fatto in casa, magari per pranzo. Di potersi sedere sulla pietra in piazza, al sole caldo della primavera, conversando con gli anziani, immersi in quel piacevole chiacchiericcio paesano e sentirsi in breve uno del posto. E poi il gusto: la possibilità di assaporare i piatti tradizionali, che in paese rappresentano la quotidianità a tavola, cucinati con prodotti locali. E l'artigianato, con le piccole botteghe dei maestri che offrono oggetti realizzati a mano secondo usi e lavorazioni vecchie di secoli e nate proprio tra quelle case.
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L’Abruzzo montano
Con numerosi centri sciistici con impianti di avanguardia, comprende i maggiori massicci dell’Appennino (il Gran Sasso d’Italia e la Majella), numerosi rilievi che raggiungono anch’essi notevole altitudine e altipiani intervallati dalle conche dell’Aquila e di Sulmona, mentre verso il confine con il Lazio si stende la fertile conca del Fucino, risultante dal prosciugamento del lago omonimo portato a termine dal Duca Alessandro Torlonia nel 1875, opera grandiosa, che peraltro era stata più volte programmata fin dall’epoca dell’impero Romano.
Quel che sorprende il visitatore alla sua prima esperienza di vacanza in Abruzzo è il fatto che nel breve volgere di poche decine di chilometri si passi dalle spiagge assolate alle alte vette e che spesso ambienti naturali selvaggi ed intatti, di assoluta bellezza, si trovino solo a poche decine di minuti di cammino dal comodo...

Abruzzo, un Museo all’aperto
Noto in tutto il mondo per la sua natura, l’Abruzzo espone, come un grande museo all’aperto senza orari né mura, opere d’arte e monumenti nel suo peculiare e intatto paesaggio.
Accanto a luoghi celeberrimi come la rocca di Calascio, lo straordinario centro storico di Pescocostanzo, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il poderoso castello cinquecentesco dell’Aquila, emozionano il viaggiatore decine e decine di meraviglie meno note, sparse in ogni angolo della regione.
I restauri di chiese e castelli, la sistemazione e la valorizzazione dei siti archeologici e degli eremi, la nascita di piccoli e grandi musei e dei nuovi centri visitatori dei Parchi, fanno sì che l’elenco delle cose da vedere si allunghi ogni anno.
Anche questo fa parte del grande fascino della “regione verde” d’Italia.

L'enogastronomia in Abruzzo
Una cucina, quella abruzzese, che ha molte anime, per la varietà del territorio e delle culture che in essa convivono. C’è l’evoluzione della cucina agropastorale, quella dei contadini e dei pastori “poveri” delle zone montane e pedemontane, fatta di piatti semplici e saporiti, di carni ovine, zuppe e minestre, formaggi ed erbe aromatiche e quella “colta e borghese” di Teramo, capace di valorizzare sapori primari con preparazioni più complesse: timballo di scrippelle; “mazzarelle”; “virtù”. Meno evocativa dell’Abruzzo -percepita come regione di montagne e aree protette- ma non per questo meno importante, la cucina marinara, che lungo i centotrenta chilometri di costa declina la varietà del pescato con semplicità e sapore, sposando il patrimonio di ortaggi...

L'ospitalità in Abruzzo
L'Organizzazione Mondiale del Turismo (O.M.T.) riconosce il turismo come uno strumento potente per promuovere obiettivi fondamentali a livello globale, come lo sviluppo economico, la comprensione internazionale, la pace e la prosperità. Nel suo statuto e nel Codice Etico, sottolinea il valore del turismo per incoraggiare il rispetto universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali, senza discriminazioni basate su razza, sesso, lingua o religione. In Abruzzo, da maggio a settembre centinaia di alberghi, pensioni, campeggi, residence, B&B e appartamenti privati sono pronti ad accogliere i turisti, offrendo un ventaglio di proposte e possibilità, in grado di soddisfare gusti ed esigenze, anche le più esigenti.
Le capacità ricettive della riviera abruzzese sono...