Eremo di Santa Maria Maddalena (Civitella del Tronto) in Provincia di Teramo
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Gli Eremi in Abruzzo – Provincia di Teramo

Eremo di Santa Maria Scalena e/o Scalelle
(Civitella del Tronto)
Al centro della grotta si trova un rudimentale altare ricavato nella roccia, che conserva tracce di un affresco ormai illeggibile, coperto dai numerosi graffiti lasciati dai visitatori nel corso dei secoli. L'atmosfera mistica e intima dell'eremo è ulteriormente accentuata da un'apertura sulla sinistra, che regala una panoramica spettacolare della valle sottostante. Sul lato destro della grotta, la struttura si trasforma in uno stretto cunicolo che si addentra nel monte per alcune decine di metri, con leggere curve che ne aumentano l'aspetto misterioso. La parte finale del cunicolo è coperta da lastroni di pietra e alcuni ipotizzano che possa trattarsi di un antico luogo di sepoltura, recentemente devastato da chi ha cercato invano tesori nascosti. L'ipotesi di un secondo ingresso murato, testimoniata da alcuni conci di un portale, suggerisce che un tempo la grotta fosse dotata di una porticina o di una finestra che dava accesso all'eremo in modo più protetto.
Nei pressi dell’ingresso principale, una ripida scalinata scavata nella roccia porta a una piccola grotta, utilizzata probabilmente come ulteriore cella eremitica. Durante gli scavi archeologici effettuati nell’area, sono stati rinvenuti resti di ossa umane, di una faina e frammenti di ceramica risalenti al Cinquecento. Questi ritrovamenti contribuiscono a testimoniare la lunga storia dell’eremo e la sua funzione di rifugio e luogo di preghiera per gli eremiti che vi risiedevano. La presenza di oggetti archeologici conferma che il sito è stato frequentato da secoli, pur mantenendo un’aura di mistero legata alla sua esatta fondazione e alla sua destinazione d’uso.
L'Eremo di Santa Maria Scalena appare per la prima volta nell'inventario della parrocchia di Macchia del Sole nel 1741, descritto come un romitorio, insieme ad altri luoghi di culto come San Lorenzo, San Marco e San Francesco. Sebbene la data di fondazione e l'inizio dell'utilizzo da parte degli eremiti rimangano incerti, l'eremo è testimone di una tradizione spirituale che affonda le radici nel passato. Nei dintorni, è possibile visitare altre meraviglie storiche e naturali, come la Grotta Eremo Sant'Angelo, la Fortezza di Civitella del Tronto, il Museo delle Arti Creative Tessili (NACT) di Civitella del Tronto e la Necropoli Picena di Campovalano, a Campli. Il percorso che conduce all'eremo, che richiede circa 2 ore di cammino, è impegnativo e riservato a escursionisti esperti, poiché il terreno è scivoloso e i pendii sono ripidi. Tuttavia, per gli appassionati di escursionismo e natura, l'esperienza è impreziosita da uno scenario selvaggio e mistico che rende l'arrivo all’eremo ancora più suggestivo.
Gli Eremi in Abruzzo | ||||
Gli Eremi in Provincia dell'Aquila: Grotta Sant'Angelo (Balsorano), Grotta Sant'Angelo (Carsoli), Eremo di Sant'Antonio (Pescocostanzo), Eremo di San Domenico (Villalago), Eremo di Sant'Egidio (Scanno), Eremo di San Germano (Pacentro), Eremo della Madonna di Coccia (Campo di Giove), Eremo di Santa Maria del Caùto (Morino), Eremo di Santa Maria della Ritornata (Civita d’Antino), Eremo di San Michele Arcangelo (Pescocostanzo), Eremo di Sant'Onofrio al Morrone (Sulmona), Eremo di San Venanzio (Raiano), Eremo del Beato Vincenzo (L’Aquila). | ||||
Gli Eremi in Provincia di Chieti: Grotta Sant'Angelo (Lama dei Peligni), Grotta Sant'Angelo (Palombaro), Eremo della Madonna dell'Altare (Palena). | ||||
Gli Eremi in Provincia di Pescara: Grotta Sant'Angelo (Lettomanoppello), Eremo di San Bartolomeo in Legio (Roccamorice), Eremo di San Giovanni all'Orfento (Caramanico Terme), Complesso rupestre di San Liberatore a Maiella (Serramonacesca), Tombe rupestri di San Liberatore a Majella (Serramonacesca), Eremo di Sant'Onofrio (Serramonacesca), Eremo di Sant'Onofrio all'Orfento (Caramanico Terme), Eremo di Santo Spirito a Maiella (Roccamorice). | ||||
Gli Eremi in Provincia di Teramo: Eremo dell'Annunziata (Fano Adriano), Eremo di San Nicola (Isola del Gran Sasso d'Italia), Eremo di Santa Maria Scalena o Scalelle (Civitella del Tronto). | ||||
![]() Non si può dire di aver veramente visto l’Abruzzo, ma soprattutto di averlo “capito”, senza entrare almeno una volta in contatto con l’aspetto più rappresentativo della sua cultura e, inseparabilmente, del suo territorio: i suoi eremi. Nessun modo, infatti, è tanto viscerale, istintivo ed immediato per comprendere il ruolo grandioso che la natura, anche e proprio in quanto “divinità”, ha avuto nel formare il profilo spirituale della regione, come visitare uno, anche uno solo, degli innumerevoli eremi che costellano le montagne abruzzesi. Ciò che sbalordisce anche il più distratto e insensibile dei visitatori, infatti, è il senso di autentica fede cristiana che si mescola in modo palpabile al più ancestrale paganesimo: un misto inestricabile di adorazione di Dio e di adorazione della natura. Non a caso, gli archeologi hanno provato che molti degli eremi d’Abruzzo sono luoghi sacri ininterrottamente da decine di migliaia di anni, e che i culti delle varie religioni vi si sono semplicemente “succeduti”, come gli inquilini in un appartamento. Concentrati soprattutto sulla Majella, la “montagna madre” degli abruzzesi, seminascosti dai boschi e dalle rocce, oppure all’interno di caverne cariche di mistero, gli eremi e le chiese rupestri d’Abruzzo sono oltre cento. L’effetto d’insieme è di straordinaria bellezza e suggestione: splendidi e delicati come le orchidee selvatiche che vi fioriscono intorno, gli eremi d’Abruzzo sbocciano improvvisi agli occhi del visitatore con immagini di perfetta, ascetica serenità, nel silenzio della natura più intatta. La loro visita è inoltre occasione per bellissime e non impegnative passeggiate nella natura e nel paesaggio abruzzesi: per quanto isolati, infatti, sono sempre facilmente raggiungibili (i continui pellegrinaggi di cui sono meta vi portano regolarmente anche anziani di ogni età). Lo testimoniano l’eremo di S. Onofrio di Serramonacesca, sotto l’enorme rupe nel cuore del bosco, con stretti cunicoli che si addentrano nella roccia; quello di Celestino V, sul Morrone, che, incastonato come un nido d’aquila su una immane parete rocciosa, domina la valle Peligna; l’eremo di S. Bartolomeo di Legio, mimeticamente connaturato alla parete di un selvaggio vallone nei pressi di Roccamorice; l’eremo di S. Franco sul Gran Sasso, con le sue acque miracolose, o quello di S. Venanzio, nelle gole dell’Aterno, con le pietre miracolose; o ancora l’enorme e impressionante grotta S. Angelo di Balsorano, ardente di mille e mille candele. |


Un grande museo all’aperto
Noto in tutto il mondo per la sua natura, l’Abruzzo espone, come un grande museo all’aperto senza orari né mura, opere d’arte e monumenti nel suo peculiare e intatto paesaggio. Accanto a luoghi celeberrimi come la rocca di Calascio, lo straordinario centro storico di Pescocostanzo, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il poderoso castello cinquecentesco dell’Aquila, emozionano il viaggiatore decine e decine di meraviglie meno note, sparse in ogni angolo della regione. I restauri di chiese e castelli, la sistemazione e la valorizzazione dei siti...

Abruzzo, la regione più verde d’Europa
In Abruzzo la natura è una risorsa protetta. Con un terzo del proprio territorio destinato a parchi, la regione non solo esprime un primato culturale e civile nella protezione dell’ambiente, ma si colloca come maggiore area naturalistica d’Europa, vero cuore verde del Mediterraneo.
La funzione che l’Abruzzo dei Parchi svolge a livello nazionale e internazionale nella conservazione dell’ambiente e della biodiversità è difficilmente sottovalutabile, se si pensa che la regione custodisce un grandissimo numero di specie animali e vegetali.

L’Abruzzo montano
Con numerosi centri sciistici con impianti di avanguardia, comprende i maggiori massicci dell’Appennino (il Gran Sasso d’Italia e la Majella), numerosi rilievi che raggiungono anch’essi notevole altitudine e altipiani intervallati dalle conche dell’Aquila e di Sulmona, mentre verso il confine con il Lazio si stende la fertile conca del Fucino, risultante dal prosciugamento del lago omonimo portato a termine dal Duca Alessandro Torlonia nel 1875, opera grandiosa, che peraltro era stata più volte programmata fin dall’epoca dell’impero Romano.

L'Enogastronomia
Una cucina, quella abruzzese, che ha molte anime, per la varietà del territorio e delle culture che in essa convivono. C’è l’evoluzione della cucina agropastorale, quella dei contadini e dei pastori “poveri” delle zone montane e pedemontane, fatta di piatti semplici e saporiti, di carni ovine, zuppe e minestre, formaggi ed erbe aromatiche e quella “colta e borghese” di Teramo, capace di valorizzare sapori primari con preparazioni più complesse: timballo di scrippelle, le “mazzarelle” e le “virtù”.
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