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Sito archeologico in Provincia di Chieti: Necropoli di Loreto Aprutino - Loreto Aprutino (Ch) - Abruzzo - Info Point Regione Abruzzo

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Sito archeologico in Provincia di Chieti: Necropoli di Loreto Aprutino - Loreto Aprutino (Ch) - Abruzzo

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I principali siti archeologici nella Provincia di Chieti - Abruzzo

La Necropoli di Loreto Aprutino, situata nell’omonimo comune in provincia di Chieti, è uno dei più importanti siti archeologici della regione, testimone della vita e delle pratiche funerarie dei Vestini, un antico popolo italico. Le ricerche effettuate nella zona hanno portato alla luce numerosi reperti che testimoniano un insediamento già a partire dall’età del Ferro, con una forte presenza di sepolture scavate nel terreno, disposte sui pendii collinari circostanti. La necropoli si sviluppa in un’area che rivela il legame profondo tra la popolazione e il territorio, con un sistema funerario che non prevede l’uso di tumuli, ma si concentra su sepolture a fossa, spesso accompagnate da corredi ricchi di oggetti quotidiani e simbolici. I ritrovamenti più significativi della necropoli di Loreto Aprutino riguardano le tombe femminili, alcune delle quali con corredi funerari costituiti da oggetti in bronzo, come fibule e cinture decorate con placche, e ceramiche importate dalla vicina Etruria, come le ceramiche corinzie. Questi oggetti testimoniano l’importanza delle relazioni commerciali e culturali tra i Vestini e altre popolazioni italiche. La necropoli si distingue anche per la presenza di stele e statue antropomorfe, che rappresentano probabilmente figure di culto o eroi locali, un segno della ricchezza e della complessità spirituale della società vestina. Tali scoperte hanno permesso di comprendere meglio le pratiche funerarie e i rituali religiosi del popolo. La necropoli di Loreto Aprutino si inserisce in un contesto territoriale ampio, che vedeva i Vestini distribuire i loro principali insediamenti nelle valli dei fiumi Fino e Tavo, con confini che si estendevano fino alla costa adriatica. Le tombe scoperte nella necropoli testimoniano la continua evoluzione delle pratiche sepolcrali, che si sono adattate nel tempo alle influenze culturali e sociali provenienti da altre civiltà, come i Sanniti e i Romani. Il sito di Loreto Aprutino, in particolare, conserva tracce di vita che risalgono a vari periodi storici, dalla prima età del Ferro fino all’integrazione dei Vestini nel mondo romano, avvenuta durante la Guerra Sociale e la successiva concessione della cittadinanza romana. Oltre ai corredi funerari, le ricerche hanno portato alla luce anche reperti di grande valore storico e culturale, che permettono di ricostruire le abitudini quotidiane dei Vestini e il loro modo di interagire con le altre popolazioni italiche. Le ceramiche e gli oggetti in metallo, così come le sepolture particolari, sono fondamentali per comprendere la struttura sociale di questa comunità. Le scoperte effettuate nella necropoli di Loreto Aprutino continuano a costituire una risorsa fondamentale per gli archeologi e gli storici, contribuendo alla conoscenza della storia antica della regione e alla valorizzazione del patrimonio culturale dell'Abruzzo.Siti Archeologici in Abruzzo:
Necropoli di Loreto Aprutino (Loreto Aprutino - Ch). I Vestini: La popolazione dei Vestini può essere suddivisa in trasmontana e cismontana, a seconda della zona in cui si collocava. Le notizie più antiche sul popolo risalgono al 324 a.C., periodo della seconda Guerra Sannitica (326-304 a.C.), durante la quale i Vestini si allearono con i Sanniti. Subirono un processo di romanizzazione in due momenti diversi: la fascia interna fu annessa a Roma già all’inizio del III secolo a.C. mentre quella costiera rimase indipendente sino alla guerra sociale. Durante tale conflitto rimasero fedeli a Roma, nonostante le ostilità degli altri popoli italici, ottenendo in cambio la cittadinanza romana. Il loro nome deriva da Vesta, divinità che proteggeva il popolo, o da Vestico, divinità umbra. I principali centri erano per la zona interna Aveia (Fossa - AQ), Peltuinum (Prata d’Ansidonia - AQ) e di Aufinum (Ofena - AQ) mentre per quella costiera erano Angulum (Città Sant’Angelo - PE) e Pinna (Penne - PE). Tutti gli altri insediamenti del territorio conservarono sempre la loro struttura di vici. L’economia dei Vestini si basava sulla coltivazione di cereali, olive, frutta e zafferano, di cui ancor oggi la regione è primo produttore in campo nazionale; molto sviluppata era anche la pastorizia con la produzione di latte e formaggio. Le ricerche archeologiche non hanno evidenziato l’uso di sepoltura a tumulo ma di sepolture scavate sui pendii collinari (esempio necropoli di Vestea a Civitella Casanova - PE). Le testimonianze più significative provengono dalla necropoli di Montebello di Bertona (PE)in cui sono state riportate alla luce 163 sepolture, una collana in pasta vitrea policroma con grani e una maschera umana di produzione cartaginese. La necropoli di Contrada Farina a Loreto Aprutino (PE) ha evidenziato la presenza di statue o stele antropomorfe e tombe femminili con corredi rettangolari a fascia traforata in bronzo e le ceramiche di tipo corinzio di importazione dall’Etruria. Da una delle necropoli di Penne, proviene una tomba a camera costruita in laterizi, al cui interno è stato rinvenuto un letto funerario in legno e ferro, rivestito con appliques in osso di animali, con raffigurazioni antropomorfe e zoomorfe. Tra gli insediamenti di cui si ignora il nome antico il più noto è Capestrano (AQ), una vasta necropoli arcaica scavata nel 1934, da cui proviene il celebre Guerriero, oggi conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Chieti. Il territorio dei Vestini trasmontani comprendeva le vallate dei fiumi Fino e Tavo, confinando a nord con i Pretuzi e la colonia di Hatria, a ovest con i Vestini cismontani e i Sabini, a sud con i Marrucini, gli Equi, i Marsi e i Peligni. Esso toccava per breve tratto (circa 8 km.) il mare Adriatico, compreso il porto alla foce dell’antica Ostia Aterni (oggi Pescara). Il territorio dei Vestini cismontani, invece, confinava a nord-ovest, lungo il corso del torrente Raiale, con i Sabini, a sud-ovest il massiccio del Sirente lo separava dagli Equi e dai Marsi, le sorgenti del fiume Pescara marcavano il confine con i Peligni e a nord-est il Gran Sasso costituiva una barriera con il popolo dei Pretuzi. La piana dell’Aquila, cuore dei cismontani, era racchiusa da un sistema di abitati fortificati di varie dimensioni e funzioni: quelli più grandi erano vere e proprie cittadelle munite di mura mentre i centri più piccoli svolgevano funzione di controllo e avvistamento sul territorio. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce vere e proprie necropoli monumentali vestine aquilane tra cui ricordiamo Fossa (AQ), Bazzano (AQ) e Capestrano (AQ). Nella necropoli di Fossa, quella meglio conservata, vi sono i grandi tumuli con file di menhir disposti in ordine crescente, in uso nella prima età del ferro (IX-VIII sec. a.C.). Questo tipo di sepolture venne sostituito già in età arcaica da semplici deposizioni a fosse.  I corredi funebri sono costituiti da servizi di vasi, testimonianza dell’uso dell’offerta di vino, con l’orciolo e la tazza attingitoio, dai vasi ad impasto con decorazioni geometriche a lamelle metalliche applicate, dalle armi in ferro (note le caratteristiche spade tipo Fossa), dai dischi traforati, dalle fibule, spilloni, forcine per capelli e cinturoni con placche di rivestimento in bronzo e ferro. Elemento originale del costume vestino era l’uso di seppellire i neonati, defunti nei primi tre mesi di vita, tra due coppi contrapposti, deposti senza corredo funebre. Necropoli di Loreto Aprutino (Ch)

La popolazione dei Vestini, un antico popolo italico, era suddivisa in due gruppi principali: i Vestini trasmontani e cismontani, a seconda della loro collocazione geografica. I Vestini trasmontani abitavano le vallate interne, mentre i Vestini cismontani vivevano nella zona costiera. I primi riferimenti storici ai Vestini risalgono al 324 a.C., durante la Seconda Guerra Sannitica, quando si allearono con i Sanniti. Successivamente, i Vestini subirono un processo di romanizzazione in due fasi: la fascia interna fu annessa a Roma già nel III secolo a.C., mentre la zona costiera rimase indipendente fino alla Guerra Sociale, quando, rimanendo fedeli a Roma, ottennero la cittadinanza romana. Il nome “Vestini” potrebbe derivare da Vesta, la divinità protettrice del popolo, o dalla divinità umbra Vestico. I principali centri abitati erano Aveia (Fossa - Aq), Peltuinum (Prata d’Ansidonia - Aq), Aufinum (Ofena - Aq), Angulum (Città Sant’Angelo - Pq) e Pinna (Penne - Pq), mentre gli altri insediamenti erano piccoli vici, ossia villaggi.
L’economia dei Vestini si basava principalmente sull’agricoltura e sulla pastorizia. La coltivazione di cereali, olive, frutta e zafferano era una delle principali attività economiche, con la regione che ancora oggi è uno dei maggiori produttori nazionali di zafferano. La pastorizia era altrettanto sviluppata, con un’importante produzione di latte e formaggi. Le evidenze archeologiche non hanno rivelato l’uso di sepolture a tumulo, ma piuttosto sepolture scavate sui pendii collinari, come nel caso della necropoli di Vestea a Civitella Casanova (Pe). I ritrovamenti più significativi provengono dalla necropoli di Montebello di Bertona (Pe), dove sono state scoperte 163 sepolture, una collana in pasta vitrea e una maschera umana di origine cartaginese. Altre importanti scoperte archeologiche sono state fatte nella necropoli di Contrada Farina a Loreto Aprutino (Pe), che ha restituito statue antropomorfe, stele e corredi funerari in bronzo e ceramiche corinzie provenienti dall’Etruria.
Le necropoli dei Vestini forniscono una testimonianza ricca e variegata delle pratiche funerarie del popolo. A Penne, ad esempio, è stata rinvenuta una tomba a camera costruita in laterizi, che conteneva un letto funerario in legno e ferro, decorato con appliques in osso di animali, raffiguranti motivi antropomorfi e zoomorfi. Tra i siti più noti c’è Capestrano (Aq), celebre per la vasta necropoli arcaica scavata nel 1934, da cui proviene il famoso Guerriero di Capestrano, oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale di Chieti. Questo ritrovamento è uno degli esempi più significativi della cultura vestina. Il territorio dei Vestini trasmontani si estendeva nelle valli dei fiumi Fino e Tavo, a nord confinando con i Pretuzi e la colonia di Hatria, mentre a sud si trovava il confine con i Marrucini e altri popoli italici. La zona cismontana, invece, era delimitata a nord dal Gran Sasso e a sud dal massiccio del Sirente, con insediamenti fortificati che fungevano da centri di controllo e avvistamento.
Le necropoli monumentali vestine aquilane, come quelle di Fossa, Bazzano e Capestrano, hanno restituito importanti corredi funebri, tra cui vasi, armi in ferro, fibule e cinturoni decorati con placche di bronzo e ferro. La necropoli di Fossa, in particolare, è nota per i grandi tumuli con menhir disposti in ordine crescente, tipici della prima età del ferro (IX-VIII sec. a.C.), sebbene queste sepolture siano state progressivamente sostituite da semplici deposizioni a fosse. Un aspetto unico del costume funerario vestino era l’usanza di seppellire i neonati defunti nei primi tre mesi di vita tra due coppi contrapposti, senza alcun corredo funebre. Questo dettaglio evidenzia le particolari credenze e pratiche culturali del popolo vestino, che, pur vivendo in una regione di confine tra diverse influenze culturali, mantenne tradizioni uniche e distintive.
L’Abruzzo medievale e rinascimentale
Splendide chiese medievali al centro di solitari altopiani ed eremi nascosti negli anfratti delle montagne, imponenti abbazie e poderosi castelli, sono gli elementi che più originalmente qualificano il paesaggio abruzzese. Il Medioevo è infatti l’epoca che ha lasciato sul territorio le tracce più evidenti e suggestive, capaci di imprimersi per sempre negli occhi e nel cuore dei visitatori. La montagna abruzzese ebbe nel Medioevo una grande importanza militare ed economica, e fu quindi interessata da una straordinaria fioritura di opere d’arte. Lungo tutta la dorsale appenninica e nei suoi centri abitati, grandi e piccoli, i palazzi, i castelli e le chiese romaniche, gotiche e rinascimentali d’Abruzzo fiorirono con grande rigoglio, spesso abbellite dall’apporto di artisti di grande valore: gli enormi capitali prodotti in regione dalla grande stagione della pastorizia produssero infatti in quest’epoca i loro frutti più ricchi e duraturi.


L’Abruzzo montano
Con numerosi centri sciistici con impianti di avanguardia, comprende i maggiori massicci dell’Appennino (il Gran Sasso d’Italia e la Majella), numerosi rilievi che raggiungono anch’essi notevole altitudine e altipiani intervallati dalle conche dell’Aquila e di Sulmona, mentre verso il confine con il Lazio si stende la fertile conca del Fucino, risultante dal prosciugamento del lago omonimo portato a termine dal Duca Alessandro Torlonia nel 1875, opera grandiosa, che peraltro era stata più volte programmata fin dall’epoca dell’impero Romano.


L'Enogastronomia
Una cucina, quella abruzzese, che ha molte anime, per la varietà del territorio e delle culture che in essa convivono. C’è l’evoluzione della cucina agropastorale, quella dei contadini e dei pastori “poveri” delle zone montane e pedemontane, fatta di piatti semplici e saporiti, di carni ovine, zuppe e minestre, formaggi ed erbe aromatiche e quella “colta e borghese” di Teramo, capace di valorizzare sapori primari con preparazioni più complesse: timballo di scrippelle, tra cui le “mazzarelle”; “virtù”. Meno evocativa dell’Abruzzo -percepita come regione di montagne...


Un grande museo all’aperto
Noto in tutto il mondo per la sua natura, l’Abruzzo espone, come un grande museo all’aperto senza orari né mura, opere d’arte e monumenti nel suo peculiare e intatto paesaggio. Accanto a luoghi celeberrimi come la rocca di Calascio, lo straordinario centro storico di Pescocostanzo, il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, il poderoso castello cinquecentesco dell’Aquila, emozionano il viaggiatore decine e decine di meraviglie meno note, sparse in ogni angolo della regione. I restauri di chiese e castelli, la sistemazione e la valorizzazione dei siti...
La Basilica di Santa Maria di Collemaggio, situata a L'Aquila, è uno dei luoghi più significativi e affascinanti della città, nonché un capolavoro dell'architettura romanico-gotica abruzzese. Fondata nel 1287 da Pietro da Morrone, futuro Papa Celestino V, la basilica rappresenta non solo un importante punto di riferimento religioso, ma anche un simbolo della storia di L'Aquila e della sua resilienza. La sua facciata, caratterizzata da un magnifico portale e da decorazioni marmoree, cattura immediatamente l'attenzione dei visitatori, mentre l'interno, ampio e solenne, ospita opere d'arte di grande valore. Nel corso dei secoli, la basilica ha vissuto numerosi eventi storici e spirituali, ma è celebre soprattutto per il suo legame con il Giubileo Celestiniano, una tradizione che richiama i fedeli ogni anno per celebrare il perdono e la pace. La Basilica di Santa Maria di Collemaggio è anche il luogo dove, nel 2009, venne celebrato il funerale delle vittime del devastante terremoto che ha colpito la città. Nonostante i danni subiti dal sisma, la basilica è stata restaurata e riaperta al pubblico, continuando a essere un simbolo di speranza per gli aquilani. Il restauro, che ha visto l'impegno di numerosi esperti e artigiani, ha permesso di recuperare la magnificenza originaria della struttura, rendendo la basilica ancora più maestosa e suggestiva. Oltre alla sua funzione religiosa, la basilica è anche un importante attrattore turistico, grazie alla sua storia, all'architettura e al suo legame indissolubile con la città. Visitando la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, i turisti possono immergersi in un'atmosfera di spiritualità e cultura, apprezzando un monumento che ha attraversato i secoli senza mai perdere la sua bellezza e il suo significato.

Chiese e santuari in Abruzzo
La provincia dell’Aquila, immersa nel cuore dell’Abruzzo, è un territorio ricco di storia e spiritualità, dove chiese e santuari raccontano secoli di fede e tradizioni.
Tra i paesaggi montuosi del Gran Sasso e della Majella, sorgono luoghi di culto che custodiscono tesori artistici e culturali, attirando pellegrini e visitatori da ogni parte del mondo. L’Aquila stessa, capoluogo della provincia, vanta edifici religiosi di grande rilievo. La Basilica di Santa Maria di Collemaggio è un capolavoro del gotico abruzzese, famosa per la sua facciata policroma...
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