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Grotte nella Regione Abruzzo: Grotta Rupestre e Santuario di Sant'Angelo - Balsorano (Aq) - Info Point Regione Abruzzo

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Grotte nella Regione Abruzzo: Grotta Rupestre e Santuario di Sant'Angelo - Balsorano (Aq)

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Scoprire i tesori nascosti, i luoghi affascinanti e le meraviglie naturali dell'Abruzzo

La Grotta Rupestre e il Santuario di Sant'Angelo, situati nei pressi del paese di Balsorano, rappresentano uno dei luoghi più suggestivi e spiritualmente significativi dell'Abruzzo. Percorrendo un sentiero lastricato che si snoda tra la natura montuosa, si giunge a una piccola grotta dedicata a Sant'Angelo, il cui fascino è accentuato dalla storia antica che la circonda. Questo luogo di culto, che risale probabilmente all’epoca romana, è stato per secoli un rifugio per eremiti e pellegrini, e conserva ancora oggi un'atmosfera di quiete e sacralità, immersa nel cuore del Parco Regionale dei Monti Simbruini. Sulla destra dell'ingresso della grotta si possono osservare i resti di un antico monastero benedettino, di cui rimangono solo scarse tracce murarie. A poca distanza dalla grotta, un edificio più recente, costruito tra il 1750 e il 1800 grazie alle donazioni dei fedeli, ha sostituito le modeste abitazioni degli eremiti, includendo refettori, cucine e camerate. Questo nuovo complesso, che si sviluppa su due piani superiori, divenne il cuore delle attività religiose locali, ospitando pellegrini e monaci in cerca di un luogo di ritiro e meditazione. L’ingresso della grotta è protetto da un muretto basso e da un'inferriata, mentre due edicole e un piccolo pozzo arricchiscono il paesaggio sacro che circonda il sito. Nel cuore della grotta si trova una zona cultuale profonda circa 20 metri, percorsa da un ampio gradone centrale che collega i vari altari dedicati ai santi. I due altari principali, dedicati a San Michele Arcangelo e al Santo Spirito, sono accessibili tramite due scalinate e sono adornati con dipinti di grande valore. Altri altari, dedicati a San Giuseppe e a Sant'Antonio da Padova, sono situati più in basso, mentre l'altare della Madonna Addolorata è custodito in una piccola cappella a destra dell’ingresso. Ogni angolo della grotta è impregnato di spiritualità, e la sua atmosfera raccogliente invita alla preghiera e alla riflessione profonda. La storia della Grotta Rupestre è legata a una leggenda che narra di un uomo di nome Angelo, un vassallo del barone di Balsorano, che, dopo aver scoperto il tradimento del suo padrone con sua moglie, si rifugiò sui monti, dando inizio a una dura persecuzione nei confronti del barone. La sua vicenda culminò con l'incidente del figlio del nobile, che fu salvato da un misterioso individuo, poi identificato come Angelo stesso. Da quel momento, Angelo condusse una vita eremitica nella grotta, dove morì alcuni anni dopo. Il monastero fu fondato ufficialmente nel 1273, e il culto di Sant'Angelo divenne sempre più radicato, con la celebrazione di esercizi spirituali che si svolgono ancora oggi, attirando pellegrini nei mesi di maggio e settembre. Questo luogo, intriso di fede e leggende, continua a essere un punto di riferimento per chi cerca la pace interiore e il contatto con la natura e la spiritualità.Le Grotte naturali in Abruzzo:
Grotta Rupestre e Santuario di Sant'Angelo - Balsorano (Aq). A pochi chilometri dal paese di Balsorano, salendo lungo un sentiero lastricato, si giunge ad una piccola grotta dedicata a Sant'Angelo. Dell'originario locale benedettino rimangono scarsi resti murari sulla destra dell'ingresso, mentre di costruzione più recente è il grosso edificio realizzato nelle vicinanze della grotta e dotato di refettori, cucine, camerate e alcune stanze nei due piani superiori; esso, con molta probabilità, ha sostituito le modeste costruzioni che in precedenza ospitavano gli eremiti. Su di una lapide, posta di lato all'ingresso, possiamo leggere: "Questa fabbrica è stata fatta colle limosine de li benefattori a poco a poco dal 1750 al 1800". L'ingresso alla grotta è chiuso da un basso muretto e da un'inferriata ed ha sul lato destro due edicole e su quello sinistro un piccolo pozzo. Tra l'ingresso dell'ospizio e quello della grotta vi è un'edicola con l'immagine della Madonna Addolorata ed alcuni ruderi appartenenti all'edificio antico. Questa piccola area è nota con il nome di "Fuoco Comune", poiché viene utilizzata per accendere un grande falò col quale i pellegrini si asciugano e si scaldano prima di entrare nella fredda grotta. Essa è percorsa tutt'intorno da un sedile in pietra e presenta sul fondo una piccola edicola decorata con un dipinto raffigurante un angelo nell'atto di liberare un'anima dal purgatorio. La zona cultuale è profonda circa 20 metri e l'interno è percorso da un ampio ed alto gradone su cui vi sono i due altari principali, ai quali si accede mediante due scalinate, dedicati rispettivamente a San Michele (con dipinto di San Michele Arcangelo datato 1874) e al Santo Spirito. Altri due altari, dedicati a San Giuseppe e a Sant'Antonio da Padova, sono situati fra le scale del piano inferiore, mentre quello dedicato alla Madonna Addolorata è situato in una piccola cappella a destra dell'ingresso. Era probabilmente utilizzata come luogo di culto già in età imperiale romana, ma indizi dell'esistenza di un piccolo monastero benedettino nel luogo, risalgono all'XI secolo. Le notizie sulla fondazione della grotta sono legate in parte ad un'antica leggenda secondo la quale un tale Angelo, vassallo del barone che abitava nel castello di Balsorano, si accorse che il padrone insidiava la sua giovane e bella moglie. Sconvolto si rifugiò sui monti e diede inizio ad una feroce persecuzione nei confronti del barone, gli danneggiò i campi, uccise i suoi animali e numerosi servitori. Il nobile, spaventato, decise di abbandonare il paese tornandovi solamente dopo alcuni anni sperando che gli animi si fossero placati. Un giorno il figlio del nobiluomo, passeggiando sui monti, cadde in un burrone e solamente l'intervento di uno strano individuo gli salvò la vita. In paese tutti si chiedevano chi fosse stato il salvatore ed il mistero venne svelato solamente alcuni giorni dopo, quando un pastore lo scovò in una grotta: era Angelo, che da quel momento condusse vita eremitica e di penitenza nella grotta che per lungo tempo fu la sua dimora. Morì qualche anno dopo lasciando il suo nome in eredità alla grotta. La prima vera notizia sul monastero è del 1273. Ulteriori notizie sul romitorio di Balsorano ci vengono fornite da una bolla papale di Bonifacio VIII del 1296. Altre notizie certe ci informano che nel 1578 il monastero divenne chiesa rurale. Nell'ultima visita pastorale del 1874 compare per la prima volta la notizia degli esercizi spirituali che si svolgevano nella grotta il mese di maggio in onore di Sant'Angelo e San Michele Arcangelo, festività sentita e ripercorsa ancora oggi, ogni anno infatti numerosi pellegrini nei mesi di maggio e settembre giungono in questo luogo per vivere alcuni giorni in profondo raccoglimento e devozione. Grotta Rupestre e Santuario di Sant'Angelo (Balsorano - Aq)

A pochi chilometri dal paese di Balsorano, salendo lungo un suggestivo sentiero lastricato, si giunge a una piccola grotta dedicata a Sant'Angelo, un luogo che da secoli attira i pellegrini. Questo spazio sacro ha origini antiche, come testimoniano i resti murari di un antico monastero benedettino che si trovano sulla destra dell'ingresso. Accanto alla grotta, un edificio più recente, costruito probabilmente tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, include refettori, cucine, camerate e stanze disposte su due piani superiori. Questo complesso ha probabilmente sostituito le modeste costruzioni che un tempo ospitavano gli eremiti, e una lapide all’ingresso riporta l'iscrizione: "Questa fabbrica è stata fatta colle limosine de li benefattori a poco a poco dal 1750 al 1800."
L’ingresso alla grotta è protetto da un muretto basso e da un'inferriata, mentre sul lato destro si trovano due edicole e sul sinistro un piccolo pozzo. Tra l'ingresso dell'ospizio e quello della grotta, vi è un'edicola con l'immagine della Madonna Addolorata e alcuni ruderi appartenenti all'edificio antico. Questa piccola area, nota come "Fuoco Comune", è utilizzata dai pellegrini per accendere un grande falò, utile per riscaldarsi e asciugarsi prima di entrare nella fredda grotta. All’interno della grotta, l’ambiente è caratterizzato da un sedile in pietra che percorre tutto il perimetro, mentre sul fondo si trova una piccola edicola con un dipinto che raffigura un angelo intento a liberare un'anima dal purgatorio.
La zona cultuale della grotta si sviluppa su una profondità di circa 20 metri e presenta un ampio gradone centrale che la percorre, su cui sono collocati due altari principali dedicati a San Michele, con un dipinto di San Michele Arcangelo datato 1874, e al Santo Spirito. Altri altari dedicati a San Giuseppe e a Sant'Antonio da Padova si trovano nel piano inferiore, mentre l'altare della Madonna Addolorata è situato in una piccola cappella a destra dell'ingresso. Questi luoghi sacri, intorno ai quali si celebrano le devozioni locali, sono testimoni di un culto che affonda le radici nella storia antica e nella tradizione religiosa della zona.
La grotta, probabilmente utilizzata come luogo di culto già in età romana, è legata a una leggenda che narra di un certo Angelo, vassallo del barone di Balsorano. Secondo la storia, Angelo, dopo aver scoperto che il suo padrone cercava di sedurre sua moglie, si rifugiò sui monti, dove iniziò una feroce vendetta contro il barone. Dopo aver causato danni ai suoi possedimenti, il barone fuggì, ma il figlio del nobile, un giorno, cadde in un burrone. Solo l'intervento di un misterioso individuo lo salvò, e la sua identità fu svelata quando un pastore scoprì che l'uomo che aveva salvato il giovane era proprio Angelo, che da quel momento condusse una vita eremitica nella grotta. Le prime notizie certe riguardanti il monastero risalgono al 1273, e ulteriori documenti, tra cui una bolla papale di Bonifacio VIII del 1296, ne attestano l'esistenza. Nel 1578, la grotta divenne chiesa rurale, e nel 1874 si documenta che vi si celebravano esercizi spirituali in onore di Sant'Angelo e San Michele Arcangelo. Ogni anno, nei mesi di maggio e settembre, numerosi pellegrini giungono a Balsorano per vivere momenti di raccoglimento e devozione in questo luogo ricco di storia e spiritualità.
L'enogastronomia abruzzese è un viaggio tra sapori autentici e tradizioni antiche, una sintesi perfetta di mare e montagna che racconta l'anima profonda della regione. Qui, ogni piatto e ogni vino riflettono l'essenza di un territorio generoso, dove la natura incontaminata e la cultura locale si intrecciano per creare un patrimonio culinario unico. In Abruzzo, il cibo non è solo nutrimento, ma una forma di espressione, un legame con le stagioni e con le radici storiche delle comunità. Dai borghi montani alle località costiere, la cucina si distingue per la semplicità e la genuinità degli ingredienti, spesso prodotti artigianalmente. Le ricette, tramandate di generazione in generazione, portano con sé gesti e sapori che parlano di tempi lontani. La terra abruzzese è nota per prodotti straordinari che vanno dall’oro rosso dello zafferano di Navelli ai tartufi profumati delle montagne. I formaggi di pecora, come il pecorino e la ricotta affumicata, raccontano la maestria dei pastori, mentre la pasta fatta a mano, come i celebri maccheroni alla chitarra, celebra l’arte e la pazienza delle cuoche abruzzesi. Il vino gioca un ruolo fondamentale in questo racconto di gusto. Il Montepulciano d'Abruzzo, robusto e avvolgente, è una delle etichette più amate e apprezzate a livello internazionale, affiancato dal delicato Trebbiano d'Abruzzo. Ogni bicchiere racchiude il carattere di queste colline baciate dal sole, dove i vigneti prosperano tra la brezza del mare e l’aria fresca dei monti. Ma l’enogastronomia abruzzese è anche convivialità, un rito che si consuma attorno a una tavola ricca di sapori e storie. Ogni assaggio è un incontro con una cultura che rispetta la natura e valorizza la tradizione, rivelando un equilibrio perfetto tra semplicità e raffinatezza. È un’esperienza che va oltre il palato, coinvolgendo i sensi e lasciando un ricordo indelebile, un legame profondo con una terra che sa come regalare emozioni.
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L'Enogastronomia. La cucina abruzzese è la tradizionale cucina dell'Abruzzo; essa è molto vasta ed è originaria dalle tradizioni sia pastorali delle zone interne montane che marinare della zona costiera; tra gli alimenti più utilizzati troviamo: il pane, la pasta, la carne, i formaggi e il vino. L'isolamento che per decenni ha caratterizzato la regione ha fatto sì che quest'ultima mantenesse un'arte culinaria viva ed indipendente. Tra i prodotti abruzzesi che sono entrati nell'immaginario collettivo di tutto il mondo troviamo i classici confetti tipici della città di Sulmona, lo zafferano coltivato principalmente nell'altopiano di Navelli, gli arrosticini di pecora, gli spaghetti alla chitarra e il prestigioso vino Montepulciano d'Abruzzo. Altri prodotti...

L’artigianato abruzzese rappresenta una straordinaria testimonianza della tradizione e dell’ingegno della regione, un legame profondo tra passato e presente. Ogni angolo dell’Abruzzo racconta storie attraverso opere d’arte create da mani esperte che hanno saputo conservare tecniche e saperi antichi. Uno degli ambiti più celebri è la lavorazione della ceramica. Tra i centri più importanti spicca Castelli, rinomata in tutto il mondo per le sue maioliche decorate a mano con motivi floreali, geometrici e scene di vita quotidiana. Gli artigiani locali continuano a utilizzare metodi tramandati di generazione in generazione, valorizzando colori e disegni che rispecchiano il territorio e la sua cultura. Di grande pregio è anche l’arte della lavorazione del ferro battuto, tipica delle aree montane. Fabbri esperti modellano a caldo cancelli, lampade e altri oggetti, dando vita a opere di straordinaria bellezza e resistenza. Questa tradizione, radicata nella vita rurale, trova il suo apice in laboratori che combinano creatività e funzionalità. Un altro settore emblematico è quello della tessitura. La produzione di merletti e ricami, soprattutto quelli di Pescocostanzo, si distingue per l’eleganza e la finezza dei dettagli. I famosi merletti al tombolo rappresentano una delle forme d’arte più delicate e raffinate, simbolo della pazienza e della maestria delle artigiane abruzzesi. Anche il legno è un materiale protagonista nell’artigianato regionale. Gli ebanisti abruzzesi si dedicano alla creazione di mobili e oggetti decorativi, molti dei quali presentano intagli che richiamano motivi religiosi o naturali. Inoltre, l’arte della scultura del legno è strettamente legata alle tradizioni religiose, con la realizzazione di statue sacre e presepi. Di notevole interesse è l’oreficeria, un’attività che affonda le sue radici nel Medioevo. L'Abruzzo vanta gioielli di rara bellezza, come la "Presentosa", un ciondolo femminile di antica tradizione, simbolo di amore e augurio. Le tecniche di lavorazione, come l’incastonatura e la filigrana, mostrano un’altissima competenza tecnica e artistica. L’artigianato abruzzese, dunque, non è solo un insieme di abilità manuali, ma anche un’espressione di identità culturale. Attraverso i materiali, i disegni e le tecniche, gli artigiani raccontano la storia e l’anima di una terra unica, in cui passato e presente si fondono per dare vita a opere di inestimabile valore.
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L'Artigianato in Abruzzo. L’artigianato abruzzese rappresenta una delle espressioni più autentiche della cultura e delle tradizioni locali, tramandate di generazione in generazione. Tra le lavorazioni più celebri spiccano quelle della ceramica e della maiolica, con il borgo di Castelli che vanta una fama internazionale per i suoi manufatti decorati con motivi floreali, religiosi e geometrici. Ugualmente significativa è la tradizione orafa, con la creazione di gioielli come la presentosa, simbolo dell’Abruzzo, e di raffinati monili in filigrana, prodotti in centri come Sulmona e Scanno. La tessitura e il merletto trovano la loro massima espressione nei pregiati tomboli di Pescocostanzo e negli arazzi realizzati con telai tradizionali nei piccoli borghi montani...
Sciare in Abruzzo significa immergersi in panorami mozzafiato, tra montagne maestose e borghi pittoreschi che aggiungono fascino a una giornata trascorsa sulla neve. Questa regione offre un’esperienza unica, grazie a un territorio che alterna cime innevate a spazi naturali intatti, creando l’ambiente ideale per gli appassionati degli sport invernali. L’Appennino abruzzese, con le sue cime imponenti, accoglie numerose stazioni sciistiche ben attrezzate e in grado di soddisfare le esigenze di sciatori di ogni livello. Le piste si snodano tra pendii soleggiati, boschi secolari e paesaggi aperti, garantendo una combinazione perfetta tra sport e natura. Oltre allo sci alpino, la regione è anche un paradiso per il freeride e lo snowboard, con percorsi studiati appositamente per gli amanti delle discese più adrenaliniche. Non manca poi la possibilità di praticare lo sci di fondo, un’attività che consente di esplorare in tranquillità l’Abruzzo innevato. Tra altopiani incantati e vallate suggestive, questa disciplina permette di vivere la montagna in un modo diverso, silenzioso e contemplativo. Anche le famiglie trovano opzioni ideali, con aree dedicate ai bambini e percorsi più facili pensati per i principianti. La neve abruzzese diventa così il pretesto perfetto per scoprire una terra ricca di autenticità, dove i paesaggi innevati si fondono con l’atmosfera calda e accogliente dei borghi montani. Après-ski nei rifugi, sapori tipici e tradizioni locali completano l’esperienza, regalando momenti di relax e convivialità in un contesto che non smette mai di stupire. Sciare in Abruzzo non è solo uno sport, ma un viaggio tra natura, cultura e avventura.
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Sciare in Abruzzo. L’Abruzzo è terra di montagne e di sciatori. È sufficiente spaziare con lo sguardo lungo l'orizzonte, in qualsiasi angolo della regione ci si trovi, per incontrare filari di cime che, allineate come soldatini di piombo, svettano verso il cielo. Sono i massicci della Majella, del Gran Sasso, della Laga, del gruppo Sirente-Velino, solo per citare i più grandi e noti. Un fantastico mondo di alta quota che costituisce il più formidabile complesso montano dell’Appennino (con caratteristiche a volte alpine), collocato strategicamente nel centro dell’Italia e del Mediterraneo. Grandi complessi montuosi, caratterizzati da un forte e duraturo innevamento, attrezzati con stazioni ed impianti turistici numerosi e qualificati...


Il mare d'Abruzzo offre un'esperienza indimenticabile, fatta di acque cristalline, spiagge variegate e panorami che raccontano la bellezza selvaggia e incontaminata della natura. La costa abruzzese, che si estende per oltre 130 chilometri, accoglie chi cerca relax, avventura o la scoperta di angoli nascosti dove il tempo sembra essersi fermato. Le spiagge si alternano tra ampi arenili sabbiosi e tratti rocciosi, ognuno con un fascino unico. Le dolci colline che degradano verso il mare creano scenari pittoreschi, arricchiti dalla presenza di caratteristici trabocchi, antiche macchine da pesca in legno che sembrano sospese tra cielo e acqua. Questi monumenti alla tradizione marinara raccontano un passato fatto di dedizione e rispetto per il mare, ancora oggi visibile nello stile di vita delle comunità costiere. Il mare d'Abruzzo è anche una promessa di divertimento e benessere. Le acque limpide sono ideali per nuotate rinfrescanti e sport acquatici, come il kayak, il windsurf e le immersioni, che rivelano la ricca vita marina dei fondali. Passeggiate lungo i lungomari regalano momenti di quiete, mentre i piccoli porti e le antiche torri costiere narrano storie di un rapporto secolare tra terra e mare. Lungo questa costa, l’esperienza balneare si intreccia con una gastronomia profondamente legata al territorio. I sapori del mare si trasformano in piatti unici, come il celebre brodetto di pesce, che celebra la freschezza e la genuinità degli ingredienti locali. Tra un tuffo e l’altro, è possibile immergersi anche nella cultura, visitando borghi storici affacciati sul mare, dove l’ospitalità abruzzese si manifesta in tutta la sua autenticità. Il mare d'Abruzzo non è solo una destinazione, ma un invito a scoprire un modo di vivere che unisce natura, tradizione e emozioni. Ogni ondeggiare delle acque e ogni tramonto sulla costa lasciano un segno nel cuore, raccontando la storia di un territorio unico, che sa come abbracciare i suoi visitatori con tutta la forza e la bellezza della sua anima.
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Il mare d'Abruzzo. Dal Tronto a Francavilla al Mare, a sud di Pescara, la costa è una uniforme, regolare e dorata fascia di soffice arenile, larga e accogliente; dalla foce del fiume Foro, a sud di Francavilla, la linea costiera diviene invece alta, portuosa, con scogliere, calette e lunghi tratti di spiaggia a ciottoli, per poi riaprirsi ai larghi arenili solo nel Vastese, al confine col Molise. Il tratto caratteristico di questo paesaggio marino è dunque la varietà, con ambienti e paesaggi per tutti i gusti. Questa particolare bivalenza della riviera, e la stessa conformazione geografica dell’Abruzzo collinare, creano un comprensorio turistico unico nel suo genere che può vantare caratteristiche davvero esclusive: una costa che diventa porta d’accesso all’intero territorio...

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